TUTTI UNITI PER RILANCIARE IL PARCO DI SANT’OSVALDO

A seguito dei riscontri di disponibilità e interesse manifestati da tutte le istituzioni presenti alla tavola rotonda del 15 luglio, ASUFC si è impegnata a procedere alla convocazione del tavolo

UDINE – Unità d’intenti da parte di tutte le istituzioni presenti alla tavola rotonda che il 15 luglio a Udine nel Giardino dei Tigli dell’ex ospedale psichiatrico provinciale ha presentato il “Manifesto del Parco di Sant’Osvaldo” per il rilancio del più grande polmone verde della città, che rappresenta oggi il grande cuore sociale di Udine. ASUFC, Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Udine, Dipartimento di salute mentale, Consorzio Cosm in rappresentanza di tutte le Cooperative sociali e Soprintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio del Fvg, tutti si sono detti favorevoli all’istituzione di un tavolo di co-progettazione per la riqualificazione del Parco come patrimonio botanico, architettonico, culturale e di memoria. A seguito dei riscontri di disponibilità e interesse manifestati nel corso della tavola rotonda, ASUFC si è impegnata a procedere alla convocazione del tavolo. Prosegue anche la campagna per sottoscrivere il Manifesto del Parco, è possibile farlo qui.
Tuteliamo il patrimonio del Parco, le sue piante, i giardini storici, i viali alberati e le siepi, i prati, i boschetti, le serre, le aiuole, l’orto sinergico, tutti gli animali che lo popolano, scoiattoli, lepri, ricci, cuculi, picchi, pesci. Preserviamo e trasmettiamo il patrimonio di memoria, la storia di questo luogo dalla fondazione dell’ospedale psichiatrico provinciale di Udine alla sua chiusura. La storia del superamento dell’istituzione totale e della realizzazione dei servizi territoriali della salute mentale attraverso le azioni pubbliche condivise tra istituzioni, cooperative sociali, cittadinanza, artisti, intellettuali e obiettori di coscienza. Il Parco oggi è storia che continua come spazio sociale e culturale, luogo di accoglienza ed esempio di pratiche di cura, salute e diritti. È iniziata così a Udine nel Giardino dei Tigli del Parco di Sant’Osvaldo la tavola rotonda “Noi siamo qui”, dedicata il 15 luglio al rilancio del Parco di Sant’Osvaldo, con la declinazione del suo Manifesto ad opera di Sandro Carpini e Tullia De Cecco.

IL RICHIAMO A PAPA FRANCESCO E RENZO PIANO

A moderare la ricca serie di interventi il giornalista Federico Rossi, che ha definito il Manifesto del Parco di Sant’Osvaldo – chiedendo a tutti i relatori di esprimersi sulla proposta del tavolo – un’idea innovativa nel solco dell’”ecologia integrale” citata da Papa Francesco, un luogo in cui risiede un’anima profonda. Perché il Genius Loci che abita questo Parco ha origini lontane, che richiamano non solo la chiusura dell’istituzione totale generata da Franco Basaglia con la Legge 180, ma anche la rivitalizzazione delle periferie, e qui la seconda citazione, il “rammondare” con cui Renzo Piano evidenziava la necessità di percorsi di partecipazione per le aree decentrate.

 

IL TAVOLO SIA PARTE DI UN PERCORSO PERMANENTE

“Io sono di Sant’Osvaldo, la mia famiglia è di questo quartiere e tornare qui per me è sempre un’emozione”. Ha esordito così il dott. Marco Bertoli, direttore del Dipartimento di salute mentale di Udine, che ha definito il Parco un luogo simbolo. “Sono figlio di questo territorio della periferia di Udine, questi edifici raccontano una storia tragica, drammatica, ma sono luoghi reali ancora frequentati da molti cittadini”. La costituzione del tavolo di co-progettazione per la riqualificazione del Parco come patrimonio botanico, architettonico, culturale e di memoria “è una proposta per valorizzarlo, spero che non sia effimero e possa trovare percorsi che comprendano anche tutte le persone che ci lavorano e che dalla città lo frequentano”.

 

NOI SIAMO QUI: LA DISPONIBILITÀ DELLE COOPERATIVE SOCIALI

“Abbiamo accettato la sfida di questa iniziativa come gruppo di Cooperative sociali perché ‘Noi siamo qui’ è anche disponibilità ad esserci – ha evidenziato la presidente del Consorzio Cosm, Michela Vogrig -. Chiediamo un impegno: quello di Sant’Osvaldo è uno degli ultimi ospedali psichiatrici in Italia ad essere stato chiuso, in una regione che prima aveva visto la chiusura di quelli di Trieste e poi di Gorizia. Udine è rimasta in coda e non siamo riusciti ad andare avanti nella strada della riqualificazione già intrapresa dagli altri due Opp regionali. La città di Udine deve rivendicare questo luogo attraversato da tante persone, 6 mila soltanto l’anno scorso con le ‘Feste d’Estate’. Ma il vero tema è unirci per far andare avanti questo percorso. Qui vedo tanti edifici, palazzine meravigliose che stanno cadendo a pezzi. Qui ci sono ancora gli archivi delle persone che hanno attraversato il manicomio, istituire il Museo della memoria può essere l’occasione per rendere fruibile ai cittadini le loro storie”.

 

LA SFIDA DEL FUTURO È L’INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA

“Questa è la sede anche legale dell’Azienda sanitaria più grande della regione che ha il compito di occuparsi del territorio – ha affermato il dott. Denis Caporale, direttore servizi sociosanitari ASUFC -, qui ha sede il Dipartimento di salute mentale, il Centro per le dipendenze, ci sono luoghi che rappresentano la storia dei nostri cittadini. Ben vengano le aperture di realtà che sono state chiuse per tanti anni, con dentro cittadini che venivano visti con occhio diverso. Il nostro obiettivo è mantenere in questo Parco la sede della nostra Azienda, perché la sfida del futuro per noi è l’integrazione sociosanitaria”.

 

SERVE UN PROGETTO GLOBALE PIANIFICATO PER LOTTI

“In realtà, questo luogo è già sotto tutela – ha puntualizzato Simonetta Bonomi, soprintendente per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio del Fvg -, perché contiene edifici pubblici che hanno più di 70 anni, come anche giardini e un Parco storici. Adesso bisogna fare un passo in più. Abbiamo avviato una campagna fotografica per mappare quali siano gli edifici meritevoli di andare sotto tutela. È vero che i padiglioni originari hanno un’architettura molto semplice ma non certamente sciatta, anzi curata, con anche particolari di grazia e edificati con molto garbo. Serve, però, un piano di utilizzazione dell’intero complesso. Incoraggio ASUFC ad utilizzare queste palazzine anche per i propri servizi, qui si possono fare molte cose ma serve un programma ben pianificato. Questo patrimonio deve rimanere quello che è, un polo di salute pubblica, ma va pensato un progetto globale con una programmazione molto accurata degli interventi per passi e per lotti”.

 

RIPROGETTARE INSIEME PER LA SALUTE DELL’AMBIENTE E DELLE PERSONE

Secondo Andrea Maroé, in rappresentanza della Direzione centrale infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale della Regione Fvg, sebbene vi siano poche piante monumentali ma molte piante notevoli, mantenere questi alberi è fondamentale perché sono in grado di gestire la salute dell’ambiente e di influenzare positivamente la salute delle persone. “Dobbiamo riprogettare insieme per fare in modo che questa foresta urbana si mantenga, ma va fatto in maniera adeguata. La nostra Direzione è ben contenta di partecipare a questo tavolo, porteremo il nostro contributo tecnico e scientifico”.

 

COSTRUIRE PERCORSI ARTISTICI PROPRIO QUI FA LA DIFFERENZA

“Sono tanti gli artisti che hanno accompagnato i loro percorsi in questo luogo – ricorda Donatella Nonino, curatrice della rassegna L’Arte non mente -, che sono passati di qua negli anni per lasciarsi ispirare e donarci qualcosa della loro arte. Costruire percorsi artistici proprio qui fa la differenza, ecco perché fa male entrare in edifici sporchi, cadenti, lasciati con le travi per terra. Noi siamo qui, ma non vogliamo essere da soli. Da qui la nostra proposta di costituire un fondo a partire dalle donazioni delle opere d’arte create al Parco durante la residenza della 6^ edizione di L’Arte non Mente”.

 

BILANCIO SOCIALE: LA RICCHEZZA DEL PARCO PUÒ PRODURRE UNO SVILUPPO DI CIVILTÀ

“Questo Parco è un ecosistema di spazi che permette il contatto umano anche nel lavoro e si presta a formare una rete, che peraltro c’è già, ma che va collegata meglio anche a livello urbano – ha evidenziato Vania Gransinigh, responsabile dei Civici Musei Casa Cavazzini -. Ci vorrà una regia unica ma partecipata e condivisa e ci sarà bisogno di un bilancio sociale, perché la ricchezza di questo luogo necessiterà sì di investimenti pubblici forti, ma in cambio potrà produrre uno sviluppo di civiltà”.

 

VERSO UN PROGETTO REALISTICO CHE DIA UN RICONOSCIMENTO PIÙ GLOBALE AL PARCO

L’interesse e la disponibilità del Comune di Udine a partecipare al tavolo per il rilancio e la riprogettazione del Parco di Sant’Osvaldo sono stati dimostrati dalla presenza di due assessori. Il primo ad intervenire è stato l’assessore alla cultura Fabrizio Cigolot che ha sottolineato la condivisione della proposta relativa al Museo della memoria e suggerito il coinvolgimento anche dell’Università di Udine. “Va fatto un progetto molto realistico, lavorando su un piano generale impostato in più fasi. La progettualità sociale e urbana ci sta a cuore, suggerisco di aggiungere anche l’aspetto sportivo che qui potrebbe trovare spazi attrezzati”. “Il Dipartimento di prevenzione e il Distretto potrebbero trovare qui una sede -ha affermato Giovanni Barillari, assessore alla sanità -per creare un polo sociosanitario, il che potrebbe andare nella direzione di un riconoscimento più globale di questa area”.

 

IL PROGETTO SIA COERENTE CON LA RIFORMA SANITARIA MA ANCHE SOSTENIBILE

A chiudere gli interventi istituzionali Riccardo Riccardi, vicepresidente della Regione FVG e assessore regionale alla salute, politiche sociali e disabilità, cooperazione sociale e terzo settore, delegato alla protezione civile. “La Regione condivide la necessità di far parte di un percorso di valorizzazione dell’area di Sant’Osvaldo, con l’impegno che il progetto sia coerente con la riforma sanitaria ed in particolare con il modello di integrazione sociosanitaria che risponde ai bisogni di salute dei cittadini. Abbiamo tutti condiviso la deistituzionalizzazione psichiatrica ma non dobbiamo correre il rischio di istituzionalizzare la deistituzionalizzazione”.

“Condivido – ha detto Riccardi – l’interessante proposta di attivare un tavolo di lavoro, opportuno per recuperare non solo ciò che questo luogo è stato, ma anche i vari aspetti sanitari, culturali, architettonici che caratterizzano questo patrimonio dell’Azienda sanitaria. Il progetto fa parte di una sfida che la città di Udine deve cogliere, ma rappresenta anche un modello di risposta ai bisogni di salute delle persone. L’emergenza sanitaria che abbiamo appena vissuto e stiamo ancora vivendo ci impone di affrontare con determinazione i temi del bilancio sociale, della responsabilità e della sostenibilità economica di un progetto che richiede importanti risorse. Per questo è necessaria la massima condivisione su un programma di valorizzazione equilibrato e coerente con il complessivo percorso di riforma del sistema sanitario”.

 
Fabio Della Pietra

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