Dal Centro Zanca di Sacile un invito a lasciar traccia di emozioni, pensieri, considerazioni che attraversano i giovani, chiamati ad immaginare di raccontare a chi non sta vivendo – perché non è ancora nato – questo delicato momento storico, carico di drammaticità e di nuove opportunità per ripensarsi e ripensare la nostra società
SACILE – “Siamo i mezzi dimenticati, quelli che hanno parlato di meno”. Le parole sono di Carolina, giovane studentessa impegnata, prima dell’emergenza Covid-19, in “Partecipo dunque sono”, un progetto frutto del lavoro di rete tra il Comune di Sacile, il Progetto Giovani, servizio di politiche giovanili gestito dalla Cooperativa sociale Itaca, ed il Liceo Pujati, che si propone da alcuni anni di inserire nel tessuto comunitario, in particolare in realtà a vocazione sociale (Residenza protetta e Centro diurno per anziani, Doposcuola) giovani volontari interessati a spendersi in un percorso di servizio, arricchente per se stessi e per gli altri.
La fatica, da educatori, di raccogliere il suo pensiero si è accompagnata alla consapevolezza della sua amara aderenza alla realtà, che vede, ad oltre due mesi dall’annuncio del lockdown, gli adolescenti tra i grandi assenti nei decreti di Governo e Regioni.
I primi, con i bambini, ad esser stati interessati dalle misure governative messe in atto, dapprima con la sospensione delle attività scolastiche e successivamente di quelle aggregative, sportive ed educative.
I dimenticati, in seguito, nel labirinto di provvedimenti emanati.
L’emergenza sanitaria, di carattere prioritario, è andata così di pari passo con un’emergenza sociale che li ha visti apripista dell’esser costretti a casa in una sorta di esilio relazionale, connessi agli altri, al di fuori della cerchia famigliare, solo grazie ad internet ed ai social media, a lungo demonizzati ed ora àncora di salvataggio per la didattica online, lo smart working, la tenuta delle relazioni sociali.
E – con i dovuti distinguo legati ai casi di fragilità e patologie pregresse – i giovani hanno resistito, facendo perno su un senso di responsabilità, di maturità e di vocazione civica che ha stupito molti adulti, a dispetto soprattutto di una fotografia ingiusta che nella prima fase li ha dipinti come egoisti, incapaci di stare dentro i confini tracciati dalle norme, insensibili al benessere della comunità perché trincerati dietro il proprio.
É andato in questa direzione, quella dettata dal dovere e dall’urgenza di raccogliere alcune delle loro voci, il progetto messo in campo dall’equipe di Itaca e finalizzato a mantenere una relazione educativa con le studentesse e a dar loro uno spazio virtuale/reale per far emergere e condividere il proprio sentire, in particolare emozioni, pensieri e suggestioni vissute in questo periodo impegnativo e delicato, divise tra solitudini e “socialità forzata” (in famiglia).
Dalle risposte raccolte attraverso un questionario online sono emersi in sintesi rimandi ai seguenti temi:
- L’importanza, riconosciuta o riscoperta in questo tempo sospeso, dei legami, familiari (genitori e nonni) e di amicizia, della Vita, della libertà e della consapevolezza del valore dei progetti sui quali si stava investendo:
“Mi mancano gli abbracci delle persone care”
“Mi manca la libertà e le persone che amo davvero”
“Tra le cose belle c’è che ora trascorro molto più tempo con la mia famiglia”
“Mi manca non poter fare alternanza scuola-lavoro visto che questo mi avrebbe portato a vivere una situazione che amo e che aspettavo da tanto”
- La preoccupazione per la salute, propria e dei propri cari, per il futuro, per l’indisciplina di chi non segue le misure:
“Mi preoccupano le persone che hanno dal principio sottovalutato la situazione e si ostinano tuttora a farlo”
“Mi preoccupa chi non rispetta le norme. Così vanifica gli sforzi di tutti”
- L’importanza del riscoprirsi; il coraggio di vivere, tra slanci e paure, questo tempo sospeso per non mettere in pausa, nonostante le fatiche, uno dei compiti evolutivi propri dell’età: il cercarsi, costruire la propria identità:
“Mi piace avere più tempo per studiare con più serenità senza avere la sensazione di non farcela e lavorare su me stessa. Per questo ho scelto come sfondo del cellulare il verbo “amati.” È troppo tempo che non lo faccio e voglio ricominciare”
“Ho paura di non riuscire a dare il meglio di me”
“Mi preoccupa l’essere ordinaria”
“Stando a casa ho più tempo per cercare di ritrovare me stessa… negli ultimi due anni mi sono un po’ persa. È il tempo di cui avevo bisogno, certo non lo avrei voluto così distante dai miei affetti”
- La presenza quotidiana, pur nelle diverse modalità organizzative, della Scuola, che si è attrezzata per esserci anche nella distanza e la nostalgia per la Scuola in presenza:
“È abbastanza stancante e completamente diverso fare lezione online. Apprezzo il fatto che molti professori si impegnino al massimo per non farci pesare la distanza… Ho notato che in realtà non è così male come metodo, ma preferisco avere una lezione frontale”
- Uno sguardo al futuro, fatto di inviti alla speranza senza rinunciare al realismo:
“Il dopo Coronavirus lo immagino pieno di abbracci e di accorgimenti per le piccole cose della vita. O almeno lo spero”
“Ci saranno varie conseguenze, non solo economico-politiche ma anche sociali”
“Spero che sarà un mondo più responsabile. Sfortunatamente non ho piena fiducia in questo”
- Il valore della cittadinanza attiva che, in questo periodo in particolare, si traduce nell’osservanza delle regole imposte alla persona, a beneficio della comunità, e nel farsi sentire presenti agli altri, nonostante la distanza:
“Un cittadino attivo deve rispettare le varie restrizioni che ci sono state imposte per poter fare del bene al prossimo”
“In questa fase di reclusione il cittadino attivo si prende la responsabilità di non fare”
- La consapevolezza che il messaggio di incoraggiamento “Ce la faremo” si compone della responsabilità, della solidarietà e del senso civico di tutti e di ciascuno.
“Non abbiate paura. Insieme supereremo anche questo… ma ci vuole coraggio!”
“Sacile è il centro della vita per molte persone. E questo, sebbene per il contrasto al contagio sia un punto a sfavore, è un vantaggio per il post contagio. Ripartiremo con la consapevolezza di fare meglio!”

Word cloud, soluzione grafica che visualizza i principali concetti emersi dalle risposte ai questionari online compilati dalle studentesse, a partire dalle parole più significative contenute nei loro testi
A partire da questi frammenti di voce, che rispecchiano un vissuto raccolto nel primo mese di distanziamento sociale, gli educatori hanno elaborato, insieme alle volontarie, un’ulteriore proposta che potesse allargare lo sguardo, uscire dalla contingenza delle restrizioni e proiettarsi, a partire dal presente, nel futuro.
Nasce così “La tua Voce per il Domani. Una lettera, una poesia, un disegno, una foto… per Te che verrai!”, un invito a lasciar traccia delle emozioni, dei pensieri, delle considerazioni che attraversano i giovani, che saranno chiamati, con questo appello, ad immaginare di raccontare a chi non sta vivendo – perché non è ancora nato – questo delicato momento storico, carico di drammaticità ma anche di nuove opportunità per ripensarsi e ripensare la nostra società.
Tra le forme espressive percorribili vi sono la lettera, la poesia, un disegno, una fotografia da indirizzarsi a qualcuno che verrà, raccontandosi tra paure, speranze, riflessioni, pensieri. Per poterli esprimere, condividere, farli decantare e poi riappropriarsene con consapevolezza.
Alla luce di queste strade tracciate insieme, se pur a distanza, oltre a dir loro Grazie, da adulti e da educatori ci auguriamo di uscire dall’emergenza Covid-19 guardando, con ancora più forza e consapevolezza di quanto fatto prima, ad una delle bussole professionali interiori più importanti: l’esser all’altezza dei giovani che incontriamo.
Dei loro sogni, delle loro paure, delle loro risorse, delle loro domande, urlate o taciute. Della loro voce. Perché possa incontrare altre voci, le nostri voci – soprattutto di chi si occupa di giovani rivestendo, a qualsiasi livello, ruoli politici ed educativi – per costruire dialogo e futuro e non cadere, inascoltata, nel silenzio.
NB: Le frasi virgolettate sono estrapolate dai pensieri scritti dalle studentesse dell’indirizzo Scienze umane del Liceo Pujati di Sacile, impegnate nel progetto “Partecipo dunque Sono”.