Si conclude a Pordenone l’ultimo anno del progetto per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, che ha previsto l’insegnamento della lingua italiana come seconda lingua. Sette gli insegnanti qualificati e certificati della Cooperativa Itaca che hanno erogato in quattro anni 8 mila ore di italiano a 200 studenti.
PORDENONE – Si avvia alla conclusione l’ultimo anno del progetto per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati nella città di Pordenone, che ha accolto, da gennaio 2016 a dicembre 2019, 84 persone straniere attraverso bandi aggiudicati successivi e rinnovati. Grazie a “CAS – Accoglienza cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale”, emanato dalla Prefettura di Pordenone, gestito dalla Cooperativa sociale Itaca inserita nell’Ati guidata dalla Coop Nuovi Vicini, in questi anni sono state erogate circa 8000 ore di italiano come seconda lingua ad un numero di circa 200 studenti.
L’ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA.
Itaca si è strutturata con un organico di sette insegnanti qualificati e certificati (Chiara Cipolat Mis, Marianna Colonello, Valeria Dirani, Davide Ermacora, Caterina Quadrio, Caterina Sokota, Rezarta Ujka) nell’insegnamento della lingua italiana come seconda lingua (la lingua straniera che si apprende nel contesto abitativo e residenziale) con il coordinamento attento e disponibile di Andrea Fregonese. [FOTO 1]
Tra pochi giorni, con la conclusione il 31 dicembre dell’ultimo bando biennale, l’attività sarà totalmente sospesa, dopo che, a seguito delle indicazioni della Prefettura, da luglio 2019 era stata notevolmente ridotta. Ci sembra giusto lasciare traccia del lavoro svolto, sia all’interno di Itaca sia come parte del sistema Ati.
L’Associazione temporanea d’imprese si compone di nove cooperative (Acli, Baobab, Fai, Futura, Itaca, Karpos, Noncello, Nuovi Vicini, Piccolo Principe) che in questi anni, con Nuovi Vicini come capofila, ha svolto un’attività di confronto e uniformazione della proposta didattica, dal colloquio di accoglienza ai programmi da svolgere in classe. Oltre a ciò, con alcune cooperative si è creata anche una collaborazione per l’accoglienza nelle nostre classi di studenti che necessitavano di un livello specifico di apprendimento, non erogabile nella cooperativa d’accoglienza. [FOTO 2]
La scuola a pieno regime ha fornito, per ogni livello, lezioni di due ore al giorno dal lunedì al venerdì, per circa 6 gruppi di circa 15 iscritti ciascuno. Le lezioni si sono svolte nelle classi allestite in via San Francesco a Pordenone, a partire dal gruppo di non alfabetizzati nella lingua d’origine, che avevano bisogno di un sostegno nell’apprendimento della letto-scrittura in italiano, fino ad un livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue straniere del Consiglio d’Europa. [FOTO 3]
I corsi sono stati sempre condivisi da due insegnanti, questo ha offerto un doppio sguardo sul percorso di apprendimento degli studenti, un arricchimento continuo di stimoli differenti nell’interesse di una formazione linguistica accurata e approfondita. Al contempo, ha rispettato anche le peculiarità di apprendimento di ogni studente che, in quanto adulto, ha così potuto sperimentare metodi e modalità differenti pur nel rispetto della Teoria della processabilità dell’apprendimento e di un percorso didattico coordinato e organizzato.
La Cooperativa Itaca ha creduto molto nell’importanza di erogare con continuità e costanza i laboratori linguistici, in quanto l’apprendimento della lingua è il primo passaggio per una maggiore consapevolezza e una maggiore gestione del proprio destino, in autonomia, come sostiene Vedovelli nel testo Lingue e culture in contatto, citando lo studio di Franzina sulle condizioni delle comunità italiane all’estero: «vi è un rapporto fra grado di integrazione linguistica nella società ospite e formazione di gruppi criminali (nel caso italiano, ri-formazione di gruppi mafiosi)»[1]. Vedovelli sostiene che «da tale tesi deriva un’ulteriore ragione per promuovere misure davvero sistematiche e allargate per insegnare l’italiano agli immigrati. Coloro che vedono nell’immigrazione solo un problema di ordine pubblico e che pensano di risolverlo con l’esclusione dei migranti dai processi di piena integrazione sbagliano perché otterrebbero esattamente l’effetto contrario: niente lingua italiana, ovvero chiusura del gruppo e formazione di dinamiche criminali capaci di espandersi al suo esterno»[2].
LE DIVERSE ATTIVITÀ SVOLTE A SCUOLA E FUORI DALLA SCUOLA.
Lo sforzo portato avanti in questi anni di progetto è andato proprio in questa direzione: eliminare l’isolamento dovuto alla mancanza di comprensione ed espressione in lingua italiana e di comprensione della lingua scritta. Il sistema comunicativo italiano ne è, infatti, impregnato, dalle comunicazioni sanitarie alle convocazioni dalla Questura, fino alla comprensione di cartelli e segnaletiche in città.
Ci siamo così impegnati per rendere autonomi gli studenti nelle comunicazioni di tutti i giorni, in forme corrette e comprensibili in termini di lessico, regole grammaticali e morfo-sintattiche. Proprio a questo scopo abbiamo creato dei percorsi di apprendimento incentrati sulla capacità di svolgere in maniera indipendente tutte le pratiche inerenti il vivere quotidiano con percorsi di cittadinanza e civiltà, con scelte oculate del lessico da insegnare, calibrate per livello. Esempi di attività sono stati: espletamento delle pratiche burocratiche, compilazione di moduli, esecuzioni di piccole mansioni in posta, in ospedale, al mercato o supermercato, in questura, o ancora abbonamenti – mezzi – gestione della casa – dei rifiuti, stesura di un CV e simulazioni di colloqui di lavoro.
A questo aspetto funzionale ed estremamente importante e necessario, si è aggiunta una parte dedicata alla nostra cultura e nello specifico alle offerte presenti sul territorio. Sono stati preparati dei percorsi ad hoc per la visita a mostre e musei della nostra città e dei dintorni. Ogni visita è stata oggetto di attività didattiche programmate o di riflessioni linguistiche che hanno seguito le uscite sul territorio. Sono state tutte stimolanti occasioni formative che hanno spaziato dalla storia, alla scienza, alla letteratura e al fumetto.
Siamo stati in visita a “Senza confini”, la mostra fotografica di Steve McCurry allestita nella Galleria Harry Bertoia nel 2016. Al Museo di scienze naturali di Pordenone, la visita è stata preceduta da un approfondimento sulle fasce climatiche, l’habitat degli animali a seconda del continente e della fascia climatica e di un percorso storico-scientifico (anche in chiave interculturale) sulla creazione del mondo e le ere evolutive del nostro pianeta. [FOTO 4]
Un percorso di storia dell’uomo ha preceduto la visita al Museo archeologico di Torre di Pordenone. [FOTO 5] Si segnalano poi la visita nel 2018 alla mostra percorso interattivo e didattico sugli stereotipi e i pregiudizi “Gli altri siamo noi”, ospitata al Centro residenziale di via Cadorna a San Daniele del Friuli; [FOTO 6] la visita nel 2018 alla mostra fotografica di Marco Aime “Il soffio degli antenati” allestita nei locali della Biblioteca civica di Pordenone nell’ambito di “Dedica Incontra”, con relativa visita anche alla Biblioteca e tesseramento degli interessati al sistema di prestito; [FOTO 7 e 8] la visita a “Defigurazione”, la mostra fotografica di Danilo De Marco allestita nel 2018 alla Galleria Harry Bertoia, con un successivo percorso in chiave interculturale di storia dal 1800 ai giorni nostri; [FOTO 9] un percorso di gestione della casa in accordo con le Coop Nuovi Vicini e Abitamondo e sulla gestione dei rifiuti, nonché un laboratorio sul recupero delle lattine [FOTO 10]; due visite con gruppi differenti a Udine e a Treviso per la conoscenza dei territori e delle offerte museali/culturali delle due città [FOTO 11]; un lungo percorso nel 2019, in chiave creativa-pittorica e laboratoriale, sul fumetto per la visita al PAFF Palazzo Arti Fumetto Friuli di Pordenone con la mostra “da Leonardo a Picasso viaggio a fumetti nella storia dell’arte” di Gradimir Smudja, cui è seguito un approfondimento linguistico; [FOTO 12 e 13]. L’attività del fumetto si è poi protratta con visite in città ai centri di riferimento cittadini per la vita lavorativa/abitativa e sociale (Comune, ufficio anagrafe, Inail, Inps, Centro per l’Impiego), con foto poi corredate di fumetto per spiegare le immagini attraverso brevi dialoghi. [FOTO 14]
OLTRE ALLE LEZIONI E ALLE ATTIVITÀ SUL TERRITORIO.
All’interno del progetto abbiamo sviluppato, inoltre, percorsi individuali per la preparazione ad esami di certificazione di competenza nella lingua italiana, per l’esame di terza media e per il test teorico della patente grazie al prezioso aiuto di un gruppo di volontarie.
IL GRUPPO DONNE.
Abbiamo, altresì, svolto un corso dedicato solo alle donne presenti sia nel progetto Itaca sia in accoglienza in tutta l’Ati. Il Gruppo donne è nato con l’obiettivo di sviluppare un percorso di autonomia e affermazione del sé tutto al femminile, promuovendo anche la relazione e l’integrazione tra le partecipanti e l’apprendimento della lingua italiana.
Il percorso ha promosso differenti attività e proposte, la sua peculiarità è stata proprio la diversificazione dei temi trattati o delle pratiche utilizzate e la libertà di decisione delle partecipanti, come segno della loro partecipazione attiva.
I temi affrontati sono stati molto diversi: dai concetti d’indipendenza femminile, autonomia, oppressione e violenza, al ruolo dei sentimenti, delle emozioni e dei propri sogni, desideri e obiettivi, fino a questioni più pratiche come i temi legati alla maternità, alla sessualità, al ruolo della donna come moglie, nella casa e nella società, o alla cura del sé come l’abbigliamento o il trucco.
Le attività pratiche e ludiche sono state incentrate soprattutto sul teatro e i giochi di gruppo che hanno avuto comunque una funzione educativa precisa: creare relazione, fiducia, autonomia e complicità nel superamento di ostacoli o diverse soluzioni a problemi. [FOTO 15]
Abbiamo effettuato anche attività di disegno e pittura (ad esempio, rappresentazioni pittoriche delle proprie risorse interiori od esteriori, o delle situazioni avverse della vita che sono state superate). La relazione che si è instaurata nel gruppo è diventata sempre più forte e stabile; le donne hanno partecipato attivamente e con entusiasmo a tutte le attività.
NON SI ABITA UN PAESE, MA SI ABITA UNA LINGUA.
Avviandoci alla conclusione di questo ricco, stimolante e intenso lavoro ci è sembrato giusto, come gruppo di insegnanti, darne notizia. Abbiamo avuto tanti riscontri positivi rispetto al progetto dagli studenti e dalle studentesse nell’arco di questi quattro anni, persone che hanno trovato un lavoro e una collocazione pacifica e serena nella nostra società. Noi abbiamo svolto l’insegnamento e tutte le attività collegate nella convinzione che, parafrasando Cioran, non si abiti in un Paese ma si abiti una lingua[3].
Firmato
Chiara Cipolat Mis, Marianna Colonnello, Valeria Dirani, Davide Ermacora, Caterina Quadrio, Caterina Sokota, Rezarta Ujka
[1] VEDOVELLI, MASSARA, GIACALONE RAMAT (a cura di), Lingue e culture in contatto – L’italiano come L2 per gli arabofoni, Franco Angeli, Milano, 2001, pag. 27.
[2] Ibidem.
[3] CIORAN, Confessioni e anatemi, traduzione di Mario Andrea Rigoni, citato in Quaderni dell’Atlante lessicale toscano, vol. 5-8, Leo S: Olschki editore, periodico 1987, pag. 205.
- Foto 1
- Foto 2 – Al lavoro in classe
- Foto 3 – Al lavoro in classe
- Foto 4 – Prima della visita al Museo di scienze naturali
- Foto 5 – Al Museo archeologico di Torre
- Foto 6 – “Gli altri siamo noi” a San Daniele del Friuli
- Foto 7 – “Il soffio degli antenati”
- Foto 8 – In Biblioteca civica a Pordenone
- Foto 9 – “Defigurazione” di Danilo De Marco
- Foto 10 – Laboratorio sul recupero delle lattine
- Foto 11 – Visita fuori porta
- Foto 12 – Visita al PAFF
- Foto 13 – Dentro il PAFF
- Foto 14 – Fumetti per conoscere meglio Pordenone
- Foto 15 – Il Gruppo Donne