PONTI DI RITMI, SUONI E MOVIMENTO

La storia e i risultati del Laboratorio di Stimolazione Musicale al Centro diurno di Sacile

SACILE – Ho salito la piccola scalinata del Centro diurno disabili di via Ettoreo a Sacile per la prima volta verso la fine del 2004. Era una giornata di sole. Per arrivarci ho attraversato il piccolo ponte sopra il fiume Livenza vicino all’Ospedale, dal quale si vedeva un angolo di paesaggio incantevole. Non sarebbe stato difficile immaginarlo all’interno di un quadro con tanto di verde e pieno di riflessi che nuotavano insieme alle anatre.

Ero lì per una prima riunione conoscitiva con l’equipe del Centro. A quei tempi non c’era la Cooperativa Itaca all’interno del servizio. Gli operatori ed un unico educatore appartenevano all’organico dell’allora Ass 6 Friuli Occidentale (oggi Aas 5 Friuli Occidentale, ndr). Non disponevano esattamente di un coordinatore locale, l’educatore era informalmente una sorta di portavoce dell’equipe e il gruppo doveva seguire persone in situazioni molto svariate, tutte bisognose di stimoli.

Come prima cosa ho chiesto di vedere i progetti educativi individualizzati per orientarmi nella scrittura di un programma di lavoro ma, in quella circostanza, i Pei non esistevano. Abbiamo iniziato, così, ad imbastire i progetti educativi per dare inizio alle attività del Laboratorio di Stimolazione Musicale, personalizzate in base alle necessità specifiche di ogni beneficiario del servizio. L’equipe era collaborativa e aperta, non è stato difficile costruire il percorso e adattare il Laboratorio ad incontri di gruppo, oltre ad altri incontri individuali in due casi. Lavoravo da solo, ma l’educatore osservava gli incontri per realizzare una valutazione rispetto al comportamento dei partecipanti. Siamo andati avanti per più di un anno e il Laboratorio, durante le vacanze, è stato anche spostato a San Floriano, insieme al gruppo, perché non venisse interrotto.

Nella primavera del 2006 è arrivata alla Cooperativa Itaca questa lettera che dava conto dei progressi riguardo l’attività e della quale ripropongo alcuni stralci:

(…) Siamo giunti ad un punto da dove e possibile trarre alcune conclusioni e ragionare sul modo in cui proseguire il cammino, L’utenza che frequenta la struttura e a cui il laboratorio è stato rivolto presenta caratteristiche diversificate per gravità di situazione e diagnosi. La non uniformità del gruppo ha comportato la definizione di protocolli terapeutici individuali, limitando l’intervento sul gruppo in forma collettiva a una fase introduttiva ai singoli incontri.

Radicale è stato il cambiamento rispetto alle precedenti analoghe esperienze. L’intera equipe di lavoro è stata coinvolta nella definizione del progetto educativo. Ciò ha comportato il passaggio da una fase in cui si “navigava a vista” ad una più rigorosa definizione della situazione di partenza e degli obiettivi per ogni singolo utente coinvolto nel laboratorio. La ricaduta positiva dal punto di vista del metodo si è poi verificata anche nel resto delle attività offerte (…).

Si sono potuti verificare importanti progressi già a questo stadio del lavoro e con solo un intervento alla settimana. Nella maggior parte dei casi, le persone coinvolte hanno mostrato non solo gradimento dall’attività e del suo contenuto anche ludico, ma hanno acquisito in tempi straordinariamente brevi un maggior controllo emozionale, mostrando un atteggiamento di maggiore disponibilità all’interazione con l’altro. Episodi di intolleranza e di aggressività si sono venuti diradando (…)

 A maggio del 2016, dieci anni dopo, ho attraversato lo stesso ponte sopra il Livenza e mi sono fermato un’altra volta a guardare le anatre in mezzo ai riflessi del sole nell’acqua. Ero tornato nello stesso servizio vicino all’Ospedale di Sacile per una riunione preparatoria con l’equipe, formata da operatori e due giovani educatori, Giacomo e Lisa, più la coordinatrice Egle, tutti colleghi appartenenti alla Cooperativa Itaca.

Diversi dei beneficiari del Centro diurno erano i medesimi di dieci anni prima, con l’aggiunta di alcuni altri nuovi. Mi sono avvicinato per vedere se mi riconoscevano ed in alcuni casi sono stato abbracciato come se dieci anni non fossero passati. Renzo si è avvicinato muovendo rapidamente la mano destra e ha fatto un sorriso birichino quando ha sentito la mia voce che lo invitava a fare quelle corsette divertenti in corridoio: – Scappa Renzo, scappa!

L’ambiente fisico del Centro, rispetto al 2005, presentava un’atmosfera accogliente, per niente sanitarizzata. Alcuni interventi sulle pareti e sull’arredamento lo avevano reso più compatibile con la funzione socio assistenziale.

A quel punto ho iniziato a lavorare, insieme a Giacomo e Lisa, alla compilazione di quella che chiamo griglia progettuale, un documento a righe e colonne che raggruppa i partecipanti al Laboratorio. Con uno semplice sguardo la griglia progettuale permette di vedere cos’hanno in comune le persone che, in un determinato servizio, prenderanno parte al percorso di Stimolazione Musicale. Ogni riga presenta il nome di una persona associato a colonne che ne indicano la condizione fisica (in che maniera deambula o se necessita di ausili), gli aspetti emotivo comportamentali, la condizione cognitiva e la socialità, oltre alla vocalità e alla musicalità. In fondo, ci sono gli obiettivi determinati dall’equipe per ogni persona. Grazie alla griglia progettuale è possibile scrivere il progetto d’intervento con più sicurezza, personalizzandolo per la struttura in questione.

La presenza di Alice Chiarcos, laureanda in psicologia e con una notevole esperienza al pianoforte, ha consentito ulteriore scientificità alle attività. Potevo contare sullo sguardo attento di Alice durante i Laboratori per segnalare le reazioni dei partecipanti, darmi suggerimenti e aiutarmi nel processo di verifica.

Io e Alice avevamo poi anche un’altra risorsa, inedita nella storia del Laboratorio di Stimolazione Musicale, una telecamera GoPro per riprendere gli incontri e poi visionarne le registrazioni, il che ci avrebbe permesso di eliminare ogni eventuale dubbio oltre ad aiutarci a trovare risposte significative per tarare meglio l’attività. Potevamo anche utilizzare la Scheda MusicStim Follow-Up, interessante strumento di valutazione a punteggio in un foglio Excel, pensata specificamente per il Laboratorio e compilata dagli educatori alla fine di ogni incontro.

Nello stesso mese di maggio 2016 abbiamo iniziato gli incontri frontali dell’attività, previsti per un periodo di nove mesi. Gli obiettivi generali stabiliti all’interno Progetto Laboratorio Stimolazione Musicale erano per l’area cognitiva lo sviluppo dell’attenzione, per l’area comunicativa lo sviluppo della vocalità, per l’area socio emotivo comportamentale il miglioramento delle abilità relazionali e dell’integrazione, mentre per l’area sensorio motoria lo sviluppo della capacità di rilassarsi, il miglioramento del coordinamento motorio e il rafforzamento delle funzionalità residue corporee.

Altri obiettivi generali sono stati aggiunti in un secondo momento come la riduzione di ansie, paure e tensioni, la diminuzione di comportamenti ossessivi-ritualistici, oltre al miglioramento della percezione corporea. Inizialmente i partecipanti sono stati divisi in due gruppi, in maniera di mantenere una certa omogeneità rispetto alle condizioni psicomotorie e di gestibilità.

La prima valutazione generale dei risultati ottenuti dai due gruppi è stata realizzata ad ottobre 2016 e, nonostante il tempo relativamente breve, le risposte sono state ottime, con un trend di crescita nei punteggi molto soddisfacente.

 

 

 

 

 

La stessa tendenza di crescita è continuata mesi dopo, quando abbiamo realizzato l’incontro con l’equipe per l’esame dei risultati complessivi. Non solo abbiamo potuto verificare miglioramenti netti nei punteggi individuali di tutti i partecipanti, ma la verifica delle osservazioni realizzate dagli educatori durante gli ultimi incontri ha permesso di scoprire aspetti molto interessanti nell’evoluzione dei quadri.

 

 

Secondo quelle osservazioni, più della metà dei partecipanti ha presentato miglioramenti significativi nella capacità di rilassamento. Inoltre, diversi beneficiari hanno realizzato progressi espressivi nel riconoscimento del corpo, nelle performance psicomotorie, nell’eseguire correttamente una sequenza di compiti semplici, nel controllo delle emozioni e nell’integrazione. Due persone sono riuscite a trovare adattamenti per operare alcuni movimenti nonostante le loro limitazioni psicofisiche.

Lo scorso 22 dicembre ci siamo ritrovati alla Festa di Natale del Centro diurno, ma mancavano i sorrisi e le piccole corse di Renzo nel corridoio. I suoi genitori erano presenti insieme al gruppo per ricordarlo con l’equipe stretta attorno a loro. Uno speciale duo con Cindy Cattaruzza suonava dal vivo e tante persone ballavano. È stato difficile andare via.

Alberto Chicayban

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