ROMA – Una buona notizia: la Camera dei Deputati ha approvato ieri la proposta di legge unificata “Disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista”. Si tratta di un provvedimento atteso da tempo, necessario per porre ordine in un settore dove la mancanza di regolazione ha costretto decine di migliaia di operatori, cooperative sociali, associazioni di volontariato e gli stessi enti pubblici a lavorare in un caos normativo, segnato dalla mancanza di assunzioni di responsabilità a livello istituzionale (ci sono perfino Regioni, come il Friuli Venezia Giulia, che per decenni non si erano nemmeno preoccupate di attuare i corsi di formazione relativi, prima che i titoli necessari fossero elevati a livello universitario).
Il provvedimento, che ora verrà trasmesso al Senato, è complesso e per certi aspetti risente delle difficili condizioni in cui si sono aggrovigliati i tanti fili della materia. Complessità che emerge nella scelta di mantenere la divisione tra l’educatore operante in campo sanitario e quello in campo sociale. Si tratta di un evidente retaggio del potere accademico e professionale di una categoria – quella dei medici – tradizionalmente restia a condividere con le nuove professionalità la gestione di servizi segnati ormai da quell’integrazione (tra aspetti sociali, sanitari, educativi, formativi e di inclusione lavorativa) che connotano i moderni servizi del welfare. Ma in realtà le nuove norme lasciano aperti spazi proprio per mettere in discussione la medicalizzazione degli stessi servizi sanitari, laddove – articolo 3 della proposta di legge – prevedono l’individuazione di specifici aspetti socio-educativi anche nel sistema sanitario.
In particolare la legge dà risposte a quei tantissimi operatori che – non certo a causa loro: se non ci fossero stati, in attesa di Regioni e Stato dormienti… campa caval che l’erba cresce! – sono stati i protagonisti della ideazione, costruzione e gestione dei servizi socio-sanitari-educativi e di inserimento lavorativo innovativi, ormai da decenni. L’articolo 13 (alle pagine 26-27 della relazione della Commissione all’Aula: cfr. il documento scaricabile al link http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0042140.pdf) prevede tutta una serie di formule per il riconoscimento dell’anzianità di servizio o la formazione facilitata (in ambito esclusivamente universitario) di chi abbia un’anzianità minore.
E soprattutto si prevede esplicitamente il diritto alla conservazione del posto di lavoro anche per tutti gli operatori in servizio, superando le “timidezze” ed i “pasticci” delle disposizioni regionali finora emanate. Escludendo pure il demansionamento degli stessi operatori, come ad esempio è previsto da alcune legislazioni regionali che si sono inventate la trasformazione degli educatori “privi di titolo” in figure residuale come l’ “animatore”.
Non possiamo quindi che attendere la rapida approvazione definitiva della legge da parte del Senato, con i conseguenti provvedimenti di adeguamento a livello regionale.
Gian Luigi Bettoli
Presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia
Bella notizia, speriamo ne arrivino altre!