Tutto esaurito a Cinemazero per la prima proiezione aperta anche a persone cieche o sorde
PORDENONE – Tutto esaurito a Pordenone per la storica prima proiezione cinematografica aperta anche a persone cieche o sorde, ipovedenti o ipoudenti che sono arrivate in almeno un centinaio da tutto il Friuli Venezia Giulia ma anche dal vicino Veneto, da Treviso fino a Padova, e hanno contribuito a riempire in maniera significativa i 300 posti a disposizione, tanto che la sala grande di Cinemazero non ha potuto accogliere tutti. Per la prima volta nella Città sul Noncello anche chi non vede o non sente ha potuto “vedere e ascoltare” un film comodamente seduto al cinema. La proiezione del film “Marie Heurtin. Dal buio alla luce” del 23 maggio scorso era organizzata da Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti onlus ed Ente Nazionale Sordi (sezioni di Pordenone), in collaborazione con Cooperativa sociale Itaca, BCC Pordenonese – Associazione di volontariato San Pietro Apostolo e Cinemazero, con il patrocinio del Comune di Pordenone.
Cinema e disabilità, cinema senza barriere. La storia di una ragazza sordocieca insegna che la comunicazione può e deve esistere sempre. Il regista, Jean–Pierre Ameris, aveva seguito con interesse le vicende dell’attivista e insegnante statunitense Hellen Keller, sordocieca, alla quale era ispirato il film del 1962 “Anna dei miracoli” e attraverso questa ricerca si è imbattuto nella storia (vera) da cui è nato il film “Marie Heurtin”.
Una proposta sperimentale e totalmente inclusiva, basata sull’accessibilità alla proiezione attraverso i sottotitoli per persone non udenti e audiodescrizione per persone non vedenti, scaricabile gratuitamente dall’applicazione Moviereading. Sono infatti milioni in Italia i disabili sensoriali, sordi, ipoudenti, ciechi, ipovedenti, per i quali il diritto alla cultura e allo spettacolo raramente è garantito.
Nel 2006 la prima Convenzione Onu è stata quella sui Diritti delle Persone con Disabilità, che ha posto un focus sulla vita indipendente dei disabili all’interno delle comunità sociali. Essi devono poter esercitare la stessa libertà di scelta delle altre persone, riguardo non solo ai servizi essenziali, ma anche alle opportunità formative, culturali, artistiche e ricreative, per conseguire pienamente una condizione di “ben-essere” individuale.
Il nostro millennio, con l’uso massivo del digitale che lo accompagna, pone importanti sfide ma allo stesso tempo offre mezzi e strumenti per abbattere le barriere della comunicazione. Questa sfida l’hanno voluta raccogliere Unione Ciechi ed Ens di Pordenone, in una serata che è stata anche un invito aperto ad avvicinarsi a realtà comunicative diverse ma pur sempre efficaci.
La comunicazione delle persone, disabili e non, si compone infatti di diversi canali. Sono molti i linguaggi che permettono di trasmettere messaggi: quello del corpo, degli occhi, il linguaggio anche dei silenzi, oltre a quello delle parole. La proposta del 23 maggio richiamava alla mente proprio la molteplicità dei linguaggi e la creatività, e ha rappresentato un’operazione culturale positiva in termini di pari opportunità e piena integrazione sociale della persona.
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Chiara Buligan e Fabio Della Pietra