IL VOLO DEL CALABRONE

Collage_EditorialePORDENONE – È una questione di sguardi e di azioni. Alcuni anni fa un educatore della nostra Cooperativa aveva allestito una mostra fotografica dal titolo “Vôj” (in italiano, occhi). Ritraeva sguardi di bambini. Ricordo che due foto mi avevano particolarmente colpito. In queste settimane, pensando al prossimo rinnovo del Consiglio di Amministrazione di Itaca, quelle due immagini mi sono tornate in mente proprio mentre cercavo di dare una risposta a questa domanda: “Che cosa fa un consigliere di amministrazione dentro al CdA”?
Credo che, nel far parte di un Consiglio di Amministrazione, bisognerebbe puntare sempre su tre aspetti che ritengo fondamentali: cercare di avere una visione interna (guardandoci negli occhi) e una visione verso il futuro (guardando insieme al di fuori), ma anche tendere ad un equilibrio tra i due aspetti.

Nella visione interna vi è la conoscenza dell’organizzazione, la comprensione di quello che accade dentro di noi Itaca, l’attenzione alla mutualità e ai soci, l’attenzione ai gruppi di lavoro, il rispetto delle opinioni e la valorizzazione delle capacità dei singoli. La prima foto, per me, richiama non solo al rispetto dell’altro ma sottende anche il senso di consapevole responsabilità con cui ci si dovrebbe assumere ogni impegno, compreso quello in CdA. Rispetto e responsabilità che ci dovrebbero stimolare a favorire democraticamente ad una partecipazione sempre più attiva ed effettiva dei nostri soci alla vita associativa della Cooperativa.

Foto di Luigi Fasolino

Foto di Luigi Fasolino

E’ un guardarsi l’un l’altro che deve significare anche attenzione a quello che ci accade intorno, a ciò che i soci e i gruppi di lavoro ci riportano. E’ un guardarsi che è anche sapere che ci comprendiamo vicendevolmente, che abbiamo condiviso e scelto una linea comune, che ne conosciamo il perché, che ci crediamo, che ci fidiamo reciprocamente, che sappiamo di cosa parliamo.
Questo guardarsi non è intuitivo, bensì è frutto di attenzione, preparazione, ricerca, che assumono valenza maggiore quanto più subentra anche la passione per quello che facciamo, una passione che ci porta spesso oltre il puro esercizio delle nostre singole professioni.

La seconda immagine è quella di uno sguardo verso il futuro. Ognuno di noi, pur partendo dal proprio punto di vista e modo di percepire le cose, può puntare verso un unico obiettivo; una visione più ampia può facilitare la voglia di andare lontano e di aprire nuovi orizzonti, perché può abbracciare più aree.

Foto di Luigi Fasolino

Foto di Luigi Fasolino

In questo modo la visione può diventare proiezione del futuro in coerenza con ideali, valori, regole e aspettative. E’ lo sguardo verso il fuori orientato verso un unico obiettivo condiviso, seppure con punti di partenza diversi; un uscire dalla propria individualità per concentrarsi, ad esempio, sul proprio servizio.
Quel “fuori” sono le realtà che ci circondano, sono le politiche dei territori, o le nuove modalità di gestione dei servizi. E’ quel fuori che ci impegna sempre molto, che ci mette costantemente alla prova, che ci vuole sempre attenti e preparati, non solo buoni suggeritori di azioni credibili. Ma quel fuori sono anche le altre realtà cooperative, le realtà profit, le comunità, le nuove politiche, i nuovi bisogni, le nuove potenzialità.
Tra le due visioni, quella del dentro e quella del fuori, vi è spesso un equilibrio instabile che richiede la flessibilità di passare da un ruolo ad un altro. Per fare ciò serve allenamento, come in tutte le cose, e anche impegno, capacità di controllo, disponibilità a correggere il tiro.

Per quello che mi riguarda, partecipare al Consiglio di Amministrazione di Itaca mi ha permesso di avere nuove visioni delle cose e di quello che accade in Cooperativa, visioni più ampie non solo dal punti di vista tecnico, visioni di azioni democratiche e di sistema che mi hanno aiutata ad uscire da quell’atrofia cui il quotidiano spesso ci porta.
Il Consiglio di Amministrazione è stato per me il luogo in cui esercitare – nella cornice degli ideali di democraticità e condivisione delle responsabilità – la possibilità di investire attraverso azioni concrete che andavano oltre il normale esercizio democratico legato alle assemblee, al voto, alle riunioni soci; il luogo dove tutti i componenti hanno avuto la possibilità di portare idee in un progetto complessivo, in questo caso la Cooperativa nella quale tutti svolgiamo quotidianamente la nostra attività.
Nel 2009 usciva un libro sulla cooperazione dal titolo “Come vola il calabrone”. Ormai è sfatata la leggenda metropolitana secondo la quale la scienza riteneva impossibile che il calabrone potesse volare. Quelle supposizioni si basavano sulla dinamica di volo degli uccelli. Il calabrone, invece, ha un battito d’ali superiore a quello di un colibrì, con un movimento molto più complesso fatto di oscillazioni e torsioni delle ali tali da dare una spinta superiore al semplice battito.
Il calabrone può volare senza violare alcuna legge della fisica o dell’aerodinamica, ma va considerato per quel che è e per quel che fa. Bisogna osservarlo da un punto di vista meno standardizzato e prendere atto che, invece, è ancora più capace e rapido di quanto comunemente si possa pensare.
Così facendo, si scoprirà che il calabrone ha un battito d’ali pari a 230 battiti al secondo, molto più veloce di altri insetti più piccoli, addirittura 5 volte superiore a quello di un colibrì. E’ proprio questa velocità straordinaria che gli consente di ottenere una spinta sufficiente a restare sospeso in aria, unitamente al suo movimento alare inconsueto. Lo avreste mai detto?

Enrichetta ZamoEnrichetta Zamò

Vice presidente

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