Vertice a Pordenone il 18 gennaio con l’on. Vanna Iori, prima proponente di una proposta di legge sugli “Educatori non professionali”
Solo in FVG sono 5 mila gli operatori coinvolti
PORDENONE – Vertice a Pordenone il 18 gennaio sulla spigolosa e annosa questione degli operatori sociali privi di titoli, che solo in Friuli Venezia Giulia sono ben 5 mila. Si tratta di figure professionali che negli anni hanno progettato, costruito e oggi gestiscono importanti servizi di welfare per la collettività. Sono in particolare gli educatori dell’area della disabilità e dei minori, gli operatori della salute mentale, gli operatori sociali della cooperazione sociale B. E per dipanare la matassa non solo a livello regionale ma anche nazionale degli “Educatori non professionali” si è pensato a una nuova legge che, se approvata, avrebbe funzione di sanatoria generalizzata a livello nazionale.
Ecco che lunedì 18 gennaio alle 19 nella Biblioteca civica di Pordenone, in Sala Teresina Degan, è previsto l’incontro pubblico al quale parteciperà l’on. Vanna Iori (responsabile nazionale Pd per l’infanzia) che è la prima proponente di una proposta di legge (PDL 2656_Iori) che mira a regolare la questione una volta per tutte. Il tema verrà affrontato anche attraverso l’esperienza concreta rappresentata sia dal direttore sanitario dell’Aas 5 Friuli Occidentale, Giorgio Simon, sia dagli esponenti del mondo cooperativo regionale, Gian Luigi Bettoli per Legacoopsociali e Luca Fontana per Confcooperative. Interverrà anche la consigliera regionale Chiara Da Giau, componente della IV e VI Commissione. A moderare l’incontro l’on. Giorgio Zanin (Pd), che si è speso personalmente per l’organizzazione del vertice.
Quella degli educatori non professionali, o operatori sociali privi di titoli che dir si voglia, è una questione annosa, spigolosa e oltremodo delicata, che vede coinvolti solo in Friuli Venezia Giulia ben 5 mila operatori. Appartengono a un’area molto vasta con prevalenti funzioni educative e riabilitative, e sono in prima linea ogni giorno per assicurare a chi ne ha bisogno un welfare sempre più lasciato allo sbando dalle istituzioni. Si tratta di persone per lo più laureate, nella più parte donne, ma senza dubbio tutte con decenni di servizio, che hanno frequentato e continuano a frequentare corsi di aggiornamento e specializzazione organizzati dalle cooperative o da enti pubblici.
Per arrivare a una regolarizzazione definitiva, nei mesi scorsi, si sono mosse – anche nei confronti della Regione Fvg e della presidente Debora Serracchiani – diverse entità, in primis Aci sociali Fvg ovvero Agci Solidarietà, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoopsociali, insieme a Cooperativa sociale Itaca, Circolo Acli Nuova cooperazione, Gruppo spontaneo educatori di Pordenone. Perché la vicenda degli educatori “privi di titolo” è una di quelle ingiustizie che minano alle fondamenta la coesione sociale.
Mettendo da parte i ritardi cronici dei poteri pubblici, ad esempio nelle necessarie iniziative formative, oggi gli addetti all’assistenza di base – le cosiddette Oss, perché sono in stragrande maggioranza donne – hanno atteso a lungo le “misure compensative” (corsi abbreviati per gli operatori “anziani”), attività di cui la presidente Serracchiani ha recentemente annunciato la ripresa, dopo le sollecitazione delle associazioni di categoria.
In Friuli Venezia Giulia in particolare, e in tutta Italia più in generale, come conseguenza del movimento basagliano, si sono costruite con professionalità innovative cooperative che hanno dato lavoro a decine di migliaia di persone svantaggiate che non trovavano sbocchi nel “normale” mercato del lavoro. E si sono costruiti servizi educativi e riabilitativi, dalle comunità residenziali ai servizi territoriali e scolastici.
La regolarizzazione dei 5 mila lavoratori, spesso in servizio da una vita, era stata chiesta alla Regione FVG dal pool di entità citate sopra, ma l’iniziativa si è bloccata nel luglio scorso in Consiglio regionale. Ora però all’orizzonte si profila una soluzione a livello di Parlamento, con la proposta di legge dell’on. Vanna Iori che, se approvata, porterebbe alla sanatoria generalizzata. Rimarrebbero altri problemi – come il blocco dei corsi per nuovi Oss, sempre più urgenti, e la vicenda della somministrazione dei farmaci – ma, insieme con la soluzione delle “misure compensative”, sarebbero migliaia le persone che finirebbero il loro calvario.
Fabio Della Pietra
Sono un’operatrice con attestato di qualifica di educatore professionale di II livello del fondo sociale europeo conseguito presso L’iIRSSES di Trieste e lavoro in Itaca. Alla luce di quanto previsto dal ddl Iori sarò ancora considerata qualificata oppure il titolo non sarà più valido per riconoscermi i miei diritti acquisiti dopo tale formazione? Ho scritto all’Irsses e mi sono rivolta ai sindacati, ma nessuno mi ha dato una risposta in merito. Qualcuno può rispondermi grazie.
Ciao Tammy. Io non sono in grado di risponderti da un punto di vista tecnico-legislativo, per cui abbi pazienza chiedo a chi dovrebbe saperne di più. Tieni conto, però, di un aspetto: tu stessa fai riferimento a un ddl, e presumo che sino a che non sarà trasformato in legge non potremo avere risposte definitive.
Ciao
Fabio Della Pietra
Come promesso, ecco la risposta al tuo quesito da parte di Gian Luigi Bettoli, presidente regionale di Legacoopsociali, che sta seguendo da mesi (se non da anni) la questione in oggetto. Ciao (Fabio Della Pietra)
Ai sensi della legge regionale, questa persona è in una situazione di limbo ma, visto che quel corso IRSESS è stato fatto dalla regione (anche se dopo il termine di legge nazionale illis temporibus vigente) dovrebbe probabilmente essere “ripescata” come educatrice, alla peggio sarebbe un’animatrice se ha la scuola media superiore + 4 anni di esperienza come educatrice e/o animatrice.
Ai sensi della legge nazionale di là da venire, bisogna vedere i casi:
– se ha più di 50 anni ed almeno 10 di esperienza, verrà parificata ad educatrice;
– se ha almeno 3 anni di esperienza come educatrice, può accedere al corso di un anno semplificato per ottenere la laurea necessaria (ma ha la media superiore? se non ce l’ha, difficile credo che venga ammessa allìUniversità);
– se ha il diploma di maestra o maestra d’asilo, viene parificata a certe condizioni (vedi legge);
– se non ha nessuna di queste caratteristiche, ma lavora, può continuare a lavorare, anche se non può fregiarsi del titolo.