
Perché un altro modo di intendere la salute mentale è possibile, anche davanti alla Galleria Bardelli di Udine (ph Nicola Bisan)
Arte, teatro, poesia, musica e fotografia, 60 artisti hanno colorato Udine in occasione della Giornata mondiale della Salute mentale
Udine
Una nave spaziale che esce dalla nostra testa e porta le sue parole e i suoi colori, le esperienze, le idee, la creatività fuori dai confini del Parco di Sant’Osvaldo, li porta in città, a Udine. E’ stato un attimo, e così dal teatro all’arte, dalla poesia alla musica e alla fotografia, 60 artisti si sono ritrovati sabato 10 ottobre a partire dalle 15 nel centro storico di Udine. “Disturbo? I colori della salute mentale in città” – questo il nome della manifestazione organizzata dalla Cooperativa sociale Itaca per la Giornata mondiale della Salute mentale -, si è da subito trasformata in un serpentone di persone che ha coinvolto centinaia di cittadini e visitatori nel cuore della città, muovendosi liberamente tra piazza San Giacomo, piazzetta del Lionello, piazzetta Belloni, via Canciani, la Libreria Feltrinelli per mostrare linguaggi nuovi che raccontassero la salute mentale. Ricchissimo il partenariato che ha visto insieme a Itaca Comune di Udine, Aas n.4 Friuli Centrale, Dsm di Udine, Comunità Nove, CipArt – Gruppo di arte economica, Circolo Arci Hybrida, Qudu Edizioni, associazione culturale Porto dei Benandanti di Portogruaro, Arci e gruppo teatrale Arci – Ccft, Librerie Cluf, Feltrinelli, Paoline, Friuli, Giunti, Kobo, Moderna Udinese, Tarantola, Ubik.
Ma facciamo un passo indietro. Alcuni di noi si sono ritrovati mesi fa a leggere articoli di giornali, ascoltare servizi radiotelevisivi, sentire parole, parole forti – riferite a persone con sofferenza mentale – che colpivano per la loro durezza. Parole che ci mettevano, e ci mettono ancora oggi, a disagio perché mostrano come sia ancora viva la paura, il pregiudizio e lo stigma verso chi vive e ha a che fare quotidianamente con la sofferenza mentale. “Era uno squilibrato, è stata una follia omicida, è socialmente pericoloso, la sorveglianza è necessaria”. Per noi non è facile rimanere indifferenti a queste parole, così ci siamo chiesti se c’era qualcosa che potessimo fare, in che modo usare questo senso di impotenza per restituire dignità alle persone con cui abbiamo a che fare ogni giorno, per lavoro ma non solo per quello.
E’ nata anche così l’idea di un evento legato al 10 ottobre, Giornata Mondiale della Salute Mentale. Salute appunto, una salute che pare debba essere protetta, standardizzata, categorizzata, mantenuta entro i limiti di ciò che comunemente si definisce “normale”. E nel caso si deragli da questo binario, allora ecco pronta la categoria del disturbo.
Disturbo? Disturbo! Noi l’abbiamo letta anche così. Di qui il titolo della manifestazione “Disturbo? I colori della salute mentale in città”. E la Cooperativa Itaca ha intrecciato nuove relazioni, fortificato incontri e proposto collaborazioni attive e così l’evento ha preso forma. Le collaborazioni sono state tante, tutte alla pari, lo scambio e la messa in rete ci hanno permesso di scoprire come il tema della salute mentale sia molto sentito e, in fondo, quotidiano, che ci appartiene e ci riguarda tutti.
Abbiamo sentito la necessità di un momento di riflessione sulle parole della salute mentale con chi quelle parole le scrive o le pronuncia sui media. Abbiamo così organizzato, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, il Dsm di Udine e il Comune, un convegno rivolto principalmente ai professionisti dell’informazione. A tal fine l’evento del 9 ottobre era valido anche ai fini della formazione continua obbligatoria rivolta ai giornalisti ed è stato approvato dall’Ordine nazionale dei giornalisti. “Per una corretta informazione sulla salute mentale. Giornalisti, operatori e utenti a confronto nella Giornata mondiale della Salute mentale”, questo il titolo, ha mostrato come – generalmente, ma senza generalizzare – sia più facile stigmatizzare per isolare. Per questo motivo abbiamo scelto come sede la Sala Ajace, nel cuore della città di Udine, simbolo intenso intorno al quale si costruisce la comunità cittadina.
Le parole creano realtà, e noi abbiamo già iniziato a re interrogarci e ri confrontarci a partire dagli stimoli e suggestioni che i relatori hanno portato all’attenzione di tutti. La partecipazione è stata positiva e forte, la sala era piena, la comunità di Udine c’era: molti cittadini, studenti, giovani interessati, coppie, signori e signore, familiari, personale del servizio pubblico, giornalisti molti; e infine, numerosi e mescolati in questo già ampio pubblico, quelli che noi chiamiamo ancora “utenti”.
Durante i lavori del Convegno sono intervenuti il dott. Mauro Asquini, direttore del Dsm di Udine, i giornalisti Raffaella Maria Cosentino e Gianpaolo Carbonetto, che hanno toccato temi importanti sull’etica dell’informazione, su un giornalismo responsabile e attento a non alimentare la paura della sofferenza mentale; Maria Angela Bertoni psichiatra responsabile del Csm di Udine Sud, con un contributo sulle parole dell’ascolto e della cura. Infine un’emozionante intervento scritto e letto dal signor Giorgio e dal signor Ivo, fruitori di servizi della salute mentale, appartenenti al Gruppo Attualità e Confronto della Comunità Nove di Udine.
I tempi li dettava il nostro Fabio Della Pietra, che ha saputo collegare i contributi con ulteriori stimolazioni sul tema, a partire anche da esperienze vissute in prima persona molto significative. Gian Luigi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Fvg, ha gestito la seconda parte, quella della tavola rotonda: vivere assieme l’esperienza della lettura di alcuni titoli apparsi nei quotidiani locali per descrivere le vicende di un pezzo di salute mentale pordenonese, è stato formativo per tutti.
La salute mentale è un argomento ostico e le parole della salute mentale possono esserlo ancora di più; non è facile scardinare idee e preconcetti che esistono da anni, non è facile fare autocritica su quello che ci succede attorno e questo vale per tutti, non solo per i giornalisti che scrivono, vale anche per noi che ogni giorno lavoriamo in questo ambito. Pensiamo solo alle parole che utilizziamo nel nostro lavoro, quando vogliamo riferirci alle persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale: abbiamo mai riflettuto a fondo da dove derivano, quale sia il loro significato e come possono essere vissute da chi sta dall’altra parte?
Il segno prevalente di quel venerdì è stato la grande partecipazione di tutti, ma soprattutto il rispetto e la delicatezza con cui le persone si sono accostate alla sala: non c’era distinzione tra giornalista, psichiatra, utente, studente, operatore: eravamo tutti uguali cittadini, l’uno vicino all’altro, l’uno nel rispetto dell’altro.
Questo sarebbe bastato a dare un segnale forte alla città della nostra presenza, ma non ci siamo fermati qui: le idee nel gruppo organizzativo sono state tante per cui è stato facile trovare proficue collaborazioni: il gruppo teatrale Arci CCFT, CipArt, Qudu Edizioni, circolo Arci Hybrida, Dobialab, Porto dei Benandanti, Gruppo Giovani di Pozzuolo del Friuli, studenti e studentesse di scuole superiori udinesi.
Collaborazioni che hanno trovato idee e stimoli nuovi e creato una rete di relazioni che ci ha permesso di proporre un programma ricco e intenso. Abbiamo accompagnato la città verso la giornata di sabato 10 ottobre attraverso una mostra fotografica durata l’intera settimana, dal titolo “Nessun rimpianto. Percorso attraverso sguardi e luoghi di un manicomio che non c’è più”. Ci è sembrato interessante proporre una “mostra diffusa”, dislocata nelle librerie della città. Nove librerie cittadine hanno risposto con entusiasmo alla nostra proposta e così, passeggiando per le vie di Udine, poteva capitare di imbattersi in una vetrina con alcune foto tratte dall’Archivio fotografico del Dsm di Udine o scattate dal fotografo Ivan Quaiattini, attento agli sguardi di chi ogni giorno lotta per la sua salute o che un tempo ha vissuto l’esperienza dell’ospedale psichiatrico. I colori della salute mentale in città.
Colori che sono esplosi sabato pomeriggio 10 ottobre in piazza San Giacomo e nelle vie del centro, un serpentone di colori che attraversava la città in mezzo alla folla del sabato pomeriggio che tra uno shopping e uno spritz si è lasciata disturbare! Un Disturbo? Posso entrare… Abbiamo chiesto il permesso e siamo entrati. La sensazione è stata di una comunità partecipata, di una comunità accogliente, dove la diversità è considerata ricchezza, tutti erano cittadini che in quel momento partecipavano alla vita della piazza, della città.
Entrando in piazza San Giacomo non c’era distinzione, non c’era pregiudizio, non c’erano stigmi, tutti eravamo lì per godere e divertirci insieme tra eventi, teatro, musica arte e giochi. Tutti insieme uguali. Non c’erano più persone sole, non ci si poteva ignorare, c’era invece una forte compartecipazione, un sentimento di comunità viva. Non solo un gioco, “Ti ritraggo non ritrarti”, ideato da Cipart, dove non era possibile ignorarsi perché sedersi a ritrarre qualcuno significa guardarlo negli occhi e un po’ conoscerlo: 700 palloncini bianchi con i ritratti delle persone si muovevano in città, 700 persone che si sono sedute a guardarsi e a incontrarsi attraverso lo sguardo.
Poi via per le strade del centro seguendo lo spettacolo teatrale “Codestovostrosgomento… righe, quadretti, pois!” realizzato dai CCFT che ha coinvolto tutti, che induceva le persone a fermarsi, con un sorriso, una canzone, un fiore, lasciando domande e curiosità. Tutti coinvolti in questa immaginaria follia sognante. Tutto questo mentre alla Libreria Feltrinelli veniva presentato un piccolo grande libricino, una plaquette, con i testi di 11 poeti edito da Qudu Libri. Poesie intense, da leggere e ascoltare, grazie al Porto dei Benandanti. “Tuo diritto è rincorrere la felicità, per quanto strana aspirazione, color cobalto nei tuoi occhi lucidi.” (cit. Enzo Martines). Non c’erano più barriere che ci dividevano dal vivere quotidiano della gente. Anche la poesia quel giorno ha unito tutti. Perché in fondo da vicino nessuno è normale.
La giornata, si è conclusa con il concerto di musica rock/jazz/hip hop dei Mambu&Oddateee in piazza San Giacomo, grazie al Circolo Arci Hybrida. La pioggia non ha fermato lo spettacolo e le persone, la piazza si è animata e si è riempita di musica e immagini, di suoni, luci e parole, cantate e proiettate sui muri degli edifici. E’ stata la giusta conclusione di un evento emozionante che ci ha dato grande soddisfazione. Le idee per il futuro già ci sono, le collaborazioni sono strette, la comunità è sensibile e presente.
Ringraziamo tutti per il prezioso aiuto, per le idee, per la fatica, per le risate, per la presenza, per la pazienza, per la partecipazione; se vi abbiamo creato disturbo, fatevene una ragione, ne siamo contenti. E vi ringraziamo con le parole del poeta Federico Tavan: “Vi amo tutti, tutti! Io non sono pazzo. Io volevo essere voi, io volevo essere me, io volevo essere Dio, io volevo essere il vento, io volevo essere una farfalla, io volevo essere un sacco a pelo, io volevo…(si alza e cammina per il palco facendo finta di volare)… un airone, un calabrone, una cicala, una messa in scena, un grande artista, un pidocchio, un’alce, un presentatore, un uccello del paradiso, un passero, un aeroplano, un cantautore, una donna a ore, una nuvola, una cicogna, un fringuello, un grande artista, un trullo di Alberobello, un usignolo, un ciclamino, un colibrì, una lucciola, un arcobaleno, un aquilone, un grande artista. Applausi!Applausi!Applausi!” (tratto da L’assoluzione).
Cristina Zomero, Nicola Bisan, Berenice Pegoraro, Fabio Della Pietra