Ho avuto la facoltà, che non perderò, di poter “essere”
Gemona del Friuli
Undici anni, nove mesi e diciannove giorni. Era il 9 giugno 2003, il giorno dopo la vittoria di Riccardo Illy alle elezioni regionali: è la data di inizio del mio percorso con Itaca, quel percorso che il 28 marzo 2015 si è concluso con il mio passaggio alla “committenza”, con l’assunzione a tempo indeterminato quale Operatore Socio Sanitario presso l’Azienda per l’Assistenza Sanitaria del Medio Friuli.
Qualche settimana prima di quel 9 giugno 2003, negli uffici della Cooperativa E’Rialta con cui collaboravo, avevo ricevuto una telefonata di Piero Antonini: “Conosci Ardea Moretti? Vorrebbe parlarti”. Ci avevo parlato qualche giorno dopo e Ardea mi aveva proposto di provare l’esperienza del lavoro nella salute mentale, in comunità, ad Arta Terme. Un po’ timoroso le avevo chiesto se fosse sicura di ciò che mi proponeva, non avendo io esperienza pratica e tantomeno formazione teorica alcuna, e la sua risposta mi aveva davvero convinto. Ardea mi disse che alle volte era una buona pratica mettere alla prova chi non aveva esperienze o schemi predefiniti, che così uno dava ciò che aveva e ciò che era, entrando meglio nella relazione, nei rapporti con le persone.
In questo modo, per me davvero inconsueto, è iniziata questa esperienza. Da quel giorno tanta acqua è passata sotto i ponti: vengono alla mente volti, espressioni, attimi vissuti, i tanti colleghi e tutte le persone conosciute, arrivate, partite. Sono cresciuto, in questi anni, di età, di vita, di affetti, di esperienza, di errori, di rimedi, di momenti dolorosi, felici, depressi, entusiasmanti.
Oggi, nel fiume della vita, prendo un altro ramo, un’altra direzione: quello che so è che se mi sento sicuro nell’affrontare e nel condurre la corrente, beh lo devo anche a Itaca, alla sua gente, a tutto ciò che siamo diventati in questi anni, insieme.
Ho dato ore, giorni, mesi, anni a Itaca, lavorandoci. Ma credo sia di più quello che ho ricevuto. Non parlo degli aspetti economici, materiali: non sono mai state queste le possibilità che hanno acceso le mie passioni. Parlo di me stesso, della facoltà che ho avuto, e che non perderò, di poter “essere”. Essere vivo, con gli occhi aperti nel guardare intorno e davanti a me, ma anche e soprattutto dentro. Lavorare con Itaca mi ha regalato la possibilità, mettendomi in gioco in un lavoro che mai avrei pensato di svolgere altrimenti, di curare e di pre-occuparmi di me stesso, prima di operare nelle mansioni cui ero assegnato.
Difficile, oltre che contenere in poche parole tutto questo tempo, anche trovarne alcune che possano significare, in qualche modo, una conclusione: che poi di una conclusione vera e propria non ne potrò mai parlare, perché questa esperienza rimarrà sempre parte di me. Me ne viene soltanto una, di parola, ma è profondamente vera, e sincera: grazie, Itaca.
Marco Pischiutti