La riabilitazione ad Auronzo di Cadore
Auronzo di Cadore
Auronzo di Cadore non è solo un paese turistico e nemmeno solo il paese delle Tre Cime di Lavaredo, che con le altre Dolomiti sono state riconosciute dall’Unesco patrimonio dell’umanità, per noi è il luogo delle comunità psichiatriche, CA e CTRP, dove si lavora per realizzare i percorsi riabilitativi degli ospiti inseriti dal Servizio di psichiatria di Pieve di Cadore. Negli ultimi mesi si sono succedute delle attività così belle e importanti per tutti noi, che abbiamo pensato di condividerle con i lettori della Newsletter IT La Gazzetta di Itaca.
La prima è un soggiorno in montagna: non vi sembri strano che abitando in questo paese si decida di trascorrere tre giorni “ancora più in su”, perché la Val Visdende non è semplice montagna, ma è un “paradiso”. Per questo non è stata una sorpresa l’adesione di tutti gli ospiti per una vacanza che ha voluto essere, a seconda degli interessi, di rilassamento e di ricerca di funghi. Certo il sole sarebbe stato il benvenuto, ma anche se non si è visto non ci siamo certo annoiati, né spaventati per quattro gocce d’acqua.
Dal 29 al 31 agosto siamo stati ospiti della Casa della Regola di Santo Stefano, ci siamo autogestiti per il vitto, con le torte di Manuela per la colazione, i piatti a base di funghi raccolti dagli esperti del gruppo, Alan e Loris in particolare, per pranzo e cena. Abbiamo avuto delle buone relazioni di vicinato, abbiamo fatto due passeggiate, una per vedere le piante monumentali, degli abeti maestosi simbolo di tutta la Valle, e l’altra a Prà Marino dove si trova la chiesa, costruita completamente in legno, in mezzo a un pascolo dove corrono liberi dei magnifici cavalli e delle pacifiche mucche.
L’apprezzamento per la vacanza è stato unanime, la rottura della routine è già possibilità di sperimentare qualcosa di diverso, di uscire per qualche attimo da una cronicità che fagocita ogni cosa di te.
La seconda attività è “arte”: il 20 settembre ci siamo cimentati col teatro, o meglio abbiamo organizzato una serata letteral-culinaria assieme all’associazione Momentaneamente Assenti, alla quale aderiscono ospiti, operatori delle comunità e del servizio di psichiatria e persone del territorio sensibili alla tematica della salute mentale. L’idea ci è stata proposta da Giorgia, una componente del gruppo teatrale “Lavori in corso” che ci ha anche aiutato a realizzarla.
Abbiamo così organizzato una serata dove ciascuno dei partecipanti ha offerto agli intervenuti il frutto di una sua passione. Manuela ed Emiliana hanno offerto le torte fatte da loro accompagnate dalle ricette. Luca ci ha deliziato con un assolo di chitarra (che non suonava da tanto). Loris, che ama la fotografia, ha regalato le sue foto, una per ciascuno, leggendo una poesia sul tema e poi ha impastato il pane assieme a Mauro, come fanno quasi ogni giorno in autonomia in comunità. Marco, che ama i gatti, ha deliziato i presenti con due pagine della Gabbianella e il gatto di Paulo Coelho, e per lui che balbetta è stata una grande prova. Mauro, grande appassionato della squadra dell’Amburgo, essendo nato e cresciuto in quella città, ha letto l’inno, la formazione e la sua spiegazione di questa passione. Donatella, che sta riscoprendo la vita quella vera, ha offerto la lettura di un suo “inno alla vita”, ma ha dato anche la sua voce a due poesie di un’ospite del Centro diurno che non se la sentiva di leggerle. Valentina e Federica hanno voluto offrire la loro amicizia attraverso la lettura a due voci di un brano che trattava di ciò, la prima ha letto anche una filastrocca, mentre la seconda una poesia. Alberto ha offerto il suo essere “amante della parola”, anzi il suo sentirsi vivo grazie alla parola, leggendo la prefazione e alcune poesie del libro che ha pubblicato grazie ad un concorso a cui ha partecipato e che lo ha visto tra i premiati.
Anche gli operatori hanno fatto la loro parte leggendo racconti e poesie, offrendo inoltre ai presenti dei manicaretti preparati appositamente con la collaborazione della Cooperativa Cadore che gestisce il locale che abbiamo scelto per la rappresentazione. E’ stata l’occasione per tutti di vivere un momento dove, grazie al contesto particolare, la “normalità” o se si vuole la “non normalità” ha accomunato operatori ed utenti, creando davvero un bel clima in semplicità ed armonia. Infine Giorgia, con la sua bravura, la sua sensibilità e la sua delicatezza ha ideato la serata e diretto questi dilettanti, coinvolgendoli nello scegliere assieme sia i brani da proporre che gli stacchi musicali che hanno fatto da sottofondo. Questa attività è stata partecipata da alcuni degli ospiti delle comunità, ma apprezzata anche da tutti gli altri, sia protagonisti che spettatori.
Per finire ecco l’ultima: domenica 28 settembre si è svolta a Longarone la ormai tradizionale marcia “Percorsi della memoria” per non dimenticare il disastro del Vajont e l’umana cupidigia che ne è stata la causa. La manifestazione ha visto 6500 partecipanti tra atleti e sportivi che hanno percorso, a seconda delle capacità, 10, 17, 25 chilometri attraversando paesi, percorrendo i sentieri, i ponti, la diga, la frana, che sono stati i luoghi protagonisti dell’eccidio che si è compiuto 51 anni fa.
Uno solo dei pazienti ha accolto la proposta di partecipare alla manifestazione, così assieme ad un operatore ed a me ha percorso 17 chilometri giungendo all’arrivo stanco, ma felice di essere riuscito nell’impresa ed entusiasta per quanto visto durante il tragitto. La memoria di quello che è avvenuto in quel territorio viene rinnovata dalle immagini che sono dislocate lungo la via, e poi dalla diga, così maestosa e tecnicamente perfetta, se vista da sotto, ma da vertigine quando la si attraversa da sopra; dalla massa della frana, difficile da immaginare pur percorrendola; dalla vista della ferita aperta sul monte Toc, quella M così grande che ti si staglia davanti agli occhi a Casso.
E’ stato un mese ricco di attività, organizzate, partecipate in prima persona, ma anche raccontate, che lasciano un ricordo piacevole tra le esperienze di Comunità.
Caterina Settin