L’area Anziani Territoriale si interroga sulla condizione della “malattia obbligata”
Udine
Si è svolta martedì 25 novembre la Giornata dedicata a tutti gli operatori e le operatrici che lavorano con la Cooperativa Itaca per l’area Anziani territoriale, che riunisce tutti gli operatori che lavorano sul territorio (servizio di assistenza domiciliare, servizio di consegna pasti e monitoraggio sociale, servizio di assistenza presso i Centri diurni e sociali gestiti dalla Cooperativa) a servizio delle persone in difficoltà.
La giornata, di stanza a Udine presso il Centro culturale Paolino d’Aquileia, si è dipanata attraverso una prima introduzione, nella quale la presidentessa di Itaca, Orietta Antonini, ha mostrato il proprio entusiasmo ed apprezzamento non solo per la gestione dei servizi territoriali ma anche e soprattutto per la professionalità e la qualità che contraddistingue, da sempre, la modalità di lavoro della Cooperativa. A seguire, la proiezione di un breve video nel quale un’anziana signora carnica, seguita da ben 4 anni dal personale della nostra Cooperativa, ha espresso tutta la propria soddisfazione e gioia nell’essere aiutata quotidianamente a rimanere al proprio domicilio: una testimonianza quanto mai preziosa per tutti gli operatori del settore, a volte poco consapevoli non solo del proprio valore, ma anche e soprattutto della propria missione di “angeli custodi del focolare” per la quasi totalità dei loro assistiti.
E’ stato poi il turno di alcuni spezzoni tratti dal film “Un angelo alla mia tavola”, che ha emozionato ed interessato l’intera platea composta da quasi 100 tra operatori, operatrici, coordinatori e tecnici in forza alla Cooperativa e non solo. Il tema della giornata, che è poi proseguita con due interventi molto apprezzati e, volutamente, provocatori, ricchi di spunti di riflessione e di domande alle quali non era sempre scontato rispondere in maniera automatica, presentati da Annapaola Prestia, coordinatrice del Centro diurno “F. Candussi” di Romans d’Isonzo e dal neurologo di fama internazionale dott. Ferdinando Schiavo, è stato la condizione della “malattia obbligata” che si incontra quando si entra in contatto (per mestiere o per esperienza personale diretta) con i mondi della disabilità e della sofferenza fisica, mentale, oltre che dell’anzianità.
I partecipanti si sono poi suddivisi in tre gruppi di lavoro che hanno riflettuto e raccolto testimonianze sulla “malattia obbligata” nella nostra società e su quelle che possono essere le armi a disposizione di operatori e persone per combattere questa tendenza generalizzata a “rinchiudere”, “trattenere”, “dimenticare”, “non considerare”, “abbandonare”, “etichettare” chi non si conforma, per convinzione o fragilità.
A conclusione dei lavori, tutti gli intervenuti si sono spostati presso il locale bistrot per un buffet ricco di gustose pietanze locali, durante cui è stato possibile continuare a riflettere, soddisfacendo anche il palato. L’occasione è stata lieta ed il clima amichevole e cordiale ha permesso agli operatori di stringere nuovi rapporti personali e di cementare quelli già esistenti.
Il buon cibo, le ottime bevande e l’interesse vibrante per la professione e per le esperienze di tutti hanno reso viva ed emozionante la serata che si è conclusa lasciando nel cuore di tutti i partecipanti un unico pensiero: il lavoro non è solo tecnica, è anche e soprattutto cuore.