PER CRESCERE LA COOPERAZIONE DEVE SEMINARE VALORI

Intervista ai consiglieri Daniele Franco e Elisa Bassi

 

Pordenone

Daniele FrancoDaniele Franco lavora in Itaca dal 2004 e vive la cooperazione dal 1997 (Coop Service Noncello). Sicuramente cooperatore maturo, ha vissuto le trasformazioni politico-istituzionali degli ultimi 16 anni operando nei servizi dell’Ass6 di Pordenone, Ulss7 trevigiana e Ulss10 Veneto Orientale. Dal 2006 al 2010 è stato presidente dell’Associazione di promozione sociale Centrononcentro di Vittorio Veneto e nel 2009 è stato eletto consigliere di minoranza nel Comune di Revine-Lago. Il senso del dovere e la partecipazione attiva alla vita cooperativa lo hanno portato a candidarsi ed essere eletto nel 2013 in CdA. Attento e concentrato sulle urgenze dell’attualità, Daniele vede tra le sfide principali del proprio mandato la ricerca dell’equilibrio tra partecipazione, mutualità e salvaguardia dei posti di lavoro. Ma attento e concentrato sono anche due aggettivi che lo caratterizzano, nell’essere padre di Piero e marito e compagno di vita di Monica.

Elisa Bassi 2Elisa Bassi è al secondo mandato come consigliera di amministrazione. E’ un tecnico della riabilitazione psichiatrica (ma ha ancora molta voglia di studiare e sta proseguendo in questo). Ha 32 anni, il che la pone al di sotto dell’età media della cooperativa ed è in Itaca dal 2005. Ha lavorato nell’area della salute mentale e per un periodo anche nell’area della disabilità. Nella sua presentazione ha detto che il motivo della candidatura stava nella condivisione degli ideali, valori e mission e nella volontà di “parlare agli altri e con gli altri” di cooperazione. Dalla sua famiglia dovrebbe aver ereditato la capacità di seminare nei giusti momenti e la pazienza di aspettare la raccolta, ma anche come si cucinano le verdure…

 

Dalla tua esperienza, quali sono le differenze tra lavorare per Itaca e un’altra cooperativa?

Daniele – Prima dell’approdo in Itaca sono stato impegnato in cooperative di tipo B e la differenza sostanziale è dettata dal fatto che la relazione d’aiuto prima era mediata dal lavoro. Da conoscenze indirette, mi par di poter evidenziare che Itaca si caratterizza per l’impegno nel rispettare i contratti di lavoro.

Elisa – Non ho mai lavorato per altre cooperative che non fossero Itaca. È stata la mia prima ed unica esperienza nel mondo della cooperazione, e non cambierei. Questo perché credo che Itaca riesca ad incarnare nel proprio quotidiano i valori che rappresenta: la mutualità, le pari opportunità, l’essere soci attivi e partecipi nella crescita propria e sociale, la formazione offerta e la qualità perseguita, sono tutti valori incarnati in quello che spesso viene riassunto attraverso la parola mission.

 

C’è una persona particolare che è stata un modello di riferimento per la tua crescita?

Daniele – Ho avuto più punti di riferimento: metterei in rilievo un paio di colleghi di Noncello, molto consapevoli, che mi hanno introdotto alla conoscenza della cultura della cooperazione.

Elisa – Per la mia crescita all’interno di Itaca? Assolutamente sì. Ho la sensazione che sia importante che nei luoghi di lavoro in cui è presente (e a volte necessario) un valore aggiunto che vada al di là del quotidiano, si creino rapporti di tutoring, di fiducia, di passaggio di valori che vanno al di là del passaggio delle informazioni tecniche sui servizi.

Questo si collega al fatto di individuare una volta di più il senso del nostro lavoro, in un modo che vada oltre un linguaggio e un pensiero che appiattisca le routine lavorative nella semplice risposta a standard da rispettare. Questa persona mi ha insegnato che l’ascolto delle persone è un qualcosa che va oltre rispetto ai doveri racchiusi nella cornice della propria professionalità, che il ruolo è una potenzialità da conoscere e padroneggiare, sapendola collocare in modo fluido nel contatto con le persone. Che è molto quello che possiamo dare, ma anche molto quanto possiamo ricevere dalle persone che seguiamo e dai colleghi nella nostra quotidianità lavorativa. Questa persona mi ha insegnato che questo lavoro è un lavoro per gli altri e con se stessi.

 

C’è un’area di attività, un settore, un contesto, in cui – secondo te – il modello cooperativa non è applicabile?

Daniele – Il modello cooperativo è, a mio avviso, applicabile ovunque. Ciò che manca è la diffusione di una cultura cooperativistica. Un tratto culturale individualistico tipicamente italiano e un sistema socio economico liberista caratterizzante l’attuale contesto storico, determinano i limiti di applicabilità.

Elisa – Non credo che esista un contesto in cui la formula cooperativistica non possa essere applicata: dal sociale al commercio, dall’edilizia ai trasporti, dai servizi a tutto il resto. Credo che la cooperazione sia una sorta di forma mentis che possa (e debba – visto il momento socio economico che viviamo) essere applicata ovunque, purché si condividano la parità e la partecipazione attiva, la mutualità e solidarietà.

 

Cosa non rifaresti mai e cosa rifaresti ancora?

Daniele – Cambierei il percorso formativo, consapevole, però, che in altra epoca non sarei riuscito a fare ciò che è frutto della mia maturazione. Ciò che rifarei, è l’”innamorarmi” delle persone significative in una dimensione di interdipendenza: le relazioni autentiche alimentano il mio benessere.

Elisa – Credo che ogni esperienza contribuisca a formare noi stessi e che come tale vada vissuta, apprezzata e rivista con la tranquillità degli anni un po’ più maturi. Sicuramente non “butterei” nulla.

 

Secondo te, per il nostro futuro, dobbiamo guardarci da quale rischio o minaccia e dobbiamo invece investire su cosa?

Daniele – I rischi e le opportunità si ritrovano nel dimensionamento: la politica di estensione degli ultimi anni è stata vitale per la tenuta della cooperativa e per la stabilizzazione dei posti di lavoro; la contropartita è la maggiore difficoltà nel sostenere un senso d’appartenenza congruo dell’essere cooperativa.

Elisa – Credo che il rischio più grande in cui possiamo incorrere sia la perdita dei valori che da sempre ci contraddistinguono e che concorrono alla nostra identità. Penso che sia importante mantenere l’identità che contraddistingue la cooperativa Itaca, con la propria mission orientata ai valori, nonostante le difficoltà che la società odierna ci riserva.

A cura di Orietta Antonini

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