UN PERCORSO DI SUCCESSO

Pordenone

Leggere il bilancio 1999 illustrato nel maggio 2000 a Portogruaro e confrontarlo con quello del 2013, presentato sempre a Portogruaro qualche settimana fa, ci restituisce una lettura più esplicita di un percorso faticoso ma di successo.  Un percorso di successo a cui hanno contribuito tutte le socie e i soci di Itaca che ringrazio per i risultati ottenuti.

Orietta Antonini_webLo registriamo sia dal fatturato – più che triplicato -, sia dalle collaborazioni con altre cooperative, sia per il riconoscimento che la Regione Fvg ha dato alla cooperazione sociale anche con l’esenzione Irap. Crescita del Patrimonio e delle Immobilizzazioni  dimostrano che Itaca ha saputo accompagnare l’incremento economico all’espansione del capitale intergenerazionale, quello che ci servirà per lo sviluppo futuro. Diversi i miglioramenti, altrettanti gli aspetti immodificati.

Fatturato e costo del lavoro in termini assoluti sono aumentati del 220%, l’occupazione – e quindi la nostra complessiva attività – è poco più che raddoppiata. Uno scarto dato da un aumento del costo del lavoro che in termini unitari è stato del 45% circa, a fronte di un incremento Istat del periodo 1999-2013 del 34% circa.  Ed anche da altri elementi desumiamo i miglioramenti che ci sono stati nella tutela del lavoro: nel 1999 avevamo un turn over che comportava un ricambio assoluto in poco più di due anni, oggi 3 soci su 10 hanno un’anzianità superiore a 7 anni. I dati sull’assenteismo puro – legato a malattie e infortuni (e non alle maternità) – è diminuito grazie ad una costante attività di formazione.  Ma i problemi sulla contrattazione collettiva– anche se sono stati fatti passi da gigante – restano gli stessi e in taluni casi sono peggiorati. Nel 1999 denunciavamo, tanto alle organizzazioni sindacali che alle Associazioni di categoria, l’incertezza dei tempi e modi di rinnovo del contratto di lavoro da cui derivavano grandi conseguenze gestionali; nel 2013 abbiamo lo stesso problema, aggravato da altre problematiche, dannosissime per il futuro, ovvero la corretta interpretazione di alcuni elementi contrattuali e l’applicazione di contratti atipici che dequalificano lavoratori e servizi.

Rispetto al 1999, è certamente migliorata l’autonomia gestionale e progettuale: oggi in tutte le attività facciamo un grandissimo lavoro per la personalizzazione degli interventi. E’ migliorata anche la rete effettiva oltre a quella rilevata; oggi il concetto di rete è profondamente cambiato e registriamo un impegno per rilasciare, oltre al servizio assistenziale o educativo, un valore aggiunto relativo alla riattivazione – talvolta alla costruzione – di reti sociali e comunitarie.

Le preoccupazioni di oggi riguardano l’aggravamento delle patologie, le prese in carico improprie, le risorse per la prevenzione (nel 1999 i servizi di animazione e attività motorie nei Centri diurni per anziani erano rivolti a più di 500 persone, nel 2014 l’urgenza della non autosufficienza ci fa dimenticare quanto sia importante lavorare per la prevenzione), soprattutto in un contesto di grandi cambiamenti demografici.

Se nel 1999 i temi urgenti e importanti erano orientati a un riconoscimento politico-economico del non profit, nel 2013 aggiungiamo l’urgenza di attivare azioni di supporto alle famiglie e un sistema di cure e interventi educativi domiciliari, che sappiano integrare non solo sociale e sanitario ma anche sviluppo urbanistico, politiche del lavoro, istruzione. Necessità che si accompagnano al problema della sostenibilità del sistema che va riformato per poter garantire un welfare alle fasce deboli.

Per noi di Itaca l’applicazione di questo sistema deve essere vincolata ad una politica che veda il sistema socio sanitario pubblico come l’unico soggetto titolare e garante del sistema stesso. A seguire è necessario che l’offerta di servizi, i livelli essenziali di assistenza, i criteri di accesso e gli standard qualitativi degli stessi, sappiano superare i confini amministrativi altrimenti non faremo altro che ampliare i divari già esistenti tra regioni e diversi territori, le discriminazioni tra persone ‘indigene’ e quelle provenienti da altri paesi o da altre regioni. Solo così potremo arrivare alla determinazione di un modello di welfare “su misura”, senza obbligare le persone e le famiglie a trovare risposte veloci e leggere anche rinunciando alla qualità del servizio.

Il futuro ci dovrà vedere responsabilmente attivi a progettare e lavorare per la nostra idea di sviluppo comunitario. Oltre a consolidare il percorso svolto, noi lavoreremo per mantenere elevate le attività di progettazione, anche aprendo nuovi spazi alla progettazione europea, di studio e di ricerca verso analisi accurate dei nuovi bisogni e delle nuove patologie, soprattutto con riferimento all’area delle dipendenze e della salute mentale. Stiamo potenziando le attività di formazione sulle doppie diagnosi, stiamo elaborando nuovi modelli sanitari di intervento nei servizi residenziali soprattutto nelle strutture per anziani. Daremo spazio a forme sperimentali di cogestione con le realtà associative e intensificheremo le progettualità di gruppo. Stiamo componendo un progetto per la creazione di una rete sanitaria, che coinvolga cooperazione sociale, professionisti, organizzazioni aziendali e associazioni, finalizzata all’erogazione di servizi socio–sanitari, integrativi al Servizio sanitario nazionale, ad un costo contenuto e in ottica di presa in carico completa del cliente, sia dal punto di vista sanitario che da quello sociale.

Già nel ’99 le nostre linee di intervento includevano investimenti su strutture con cui gestire autonomamente le attività (le gestioni autonome rappresentano quasi il 10% delle nostre attività) non perché vogliamo sottrarci al sistema pubblico, ma per sottrarci alle gare di appalto che continuano, per le modalità con cui sono indette, a minare lo sviluppo. Nella relazione del 1999 c’era il riferimento alla piena riattivazione della comunità Casa e Piazza, la stessa Comunità che nel 2013 si è trasferita a Bertiolo, in una nuova struttura finanziata interamente da Itaca, dove accogliamo persone con disabilità psico-fisiche, che sarà inaugurata ufficialmente il 28 giugno, il giorno prima del compleanno di Itaca, che compirà 22 anni. Siete tutti invitati!

Orietta Antonini

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