LA DISABILITÀ E LE VACANZE

Massimo e la primavera

 

Pordenone

Il 21 marzo 2014 sono stati celebrati l’arrivo della primavera e la giornata mondiale della sindrome di Down. Due fenomeni scollegati ma che voglio far incontrare dedicando la primavera a Massimo, persona a me cara e affetta da sindrome di Down.

Ai tanti problemi irrisolti di questa e altre disabilità non riesco a dare nessuna priorità. Oggi non mi sento capace di argomentare anteponendo l’emarginazione alla solitudine, l’impoverimento che deriva anche dalla carenza di servizi ai problemi etici e morali delle diagnosi prenatali, le risposte politiche alle disparità territoriali. Non riesco perché è tutto troppo importante.

Orietta Antonini_web

E non è per pigrizia che ho deciso di riportare questo inedito articolo (reperibile anche su internet) di Giorgio Manganelli, scrittore e giornalista, pubblicato da Adelphi insieme ad una raccolta di suoi scritti. Esso, secondo me, fa orrendamente (ma con humor) sintesi di molte malattie sociali che dopo più di trenta anni non sono ancora guarite.

Buona lettura.

Orietta Antonini

 

SPASTICI – In un paese della Liguria, Borgio Verezzi, pare sia scoppiata una sorta di sommossa dei commercianti e degli albergatori; essi, infatti, si dichiarano indignati e sconvolti all’idea che, in quel borgo ligure, un certo albergo venga trasformato in clinica per bambini spastici. L’idea degli “operatori turistici” è semplice: se vengono gli spastici, e li portano alla spiaggia, e li fanno vedere in giro, i turisti si immalinconiscono e se ne vanno; e noi moriamo di fame. Non vogliamo spastici per i piedi. Bene; era ora che qualcuno mettesse il dito nella piaga; dal punto di vista turistico, gli spastici sono un pessimo investimento; dirò meglio, una perdita secca. Non si capisce per qual motivo le autorità locali continuino ad accentrare grappoli di spastici nei luoghi turisticamente più ghiotti, come la madonnina, Capri, e il cratere del Vesuvio. L’idea forse è che gli spastici facciano ridere, con quelle loro mossette mal coordinate. Be’, si sa come è; anche una buona barzelletta raccontata molte volte, alla fine viene a noia. Forse si potrebbe diversificare la produzione di spastici, ma per ora siamo ai semplici progetti. Il giornalista (cito dalla “Stampa”, 31 maggio) ha intervistato alcune persone, tra cui un signore proprietario d’albergo, che assicura (cito testualmente) “Io non ho malanimo contro gli spastici”. Questo è bello e generoso, e dimostra che non si tratta di bizze moralistiche, ma di opinioni fondate su una lucida analisi della realtà. Infatti, l’odio per gli spastici è non solo diffuso, ma talmente normale, da far apparire una dichiarazione di “non malanimo” nei loro confronti, come il primo passo verso una sommessa richiesta di canonizzazione. Certo, ci sono molti e fondati motivi per detestare gli spastici: non stanno mai fermi, sono piccoli, vogliono andare al mare in Liguria. Sarebbe comodo, basta nascere spastici, ed ecco che ti mandano al mare, e naturalmente dove?, in Liguria, la spiaggia più accogliente, il paesaggio più custodito, il mare più disinquinato, infine l’ambiente dove ci si riposa e si sta allegri.  Calci in faccia, altro che villeggiature. Bene, noi siamo anche disposti a perdonare gli spastici; guardi, non li picchiamo nemmeno. Solo, non li vogliamo a casa nostra. Siamo liberi di sceglierci noi i nostri ospiti? Come dice il sindaco, “non vogliamo bimbi deformi”. L’idea, per adesso, è di mandarli “altrove”: la caldeggia anche il parroco. Il parroco è un buono, ma a mio parere non solo non ha malanimo ma è indulgente verso gli spastici. “Altrove”? Ma esiste un altrove abbastanza sordido, e tetro, un “altrove” così ignaro di turisti, di allegria estiva, di riposo, da poter tollerare dei bambini deformi? Esiste una estate così invernale da accettarli senza contagiarsi?

[Giorgio Manganelli, Lunario dell’orfano sannita, Milano, Adelphi 1991, 2009, pp. 156-157]

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