Pordenone
Elisa Barbarino – Nasce a Milano 39 anni fa ma per amore della terra d’origine dei suoi genitori e non solo ha deciso di vivere a Resia, un comune di quella che viene definita “Val Canale – Canal del Ferro” (andando verso Tarvisio). Quest’anno compirà i suoi 10 anni in Itaca. E’ anche il coordinatore della comunità della salute mentale di Arta Terme. Ha dichiarato: “Restare in Itaca è una scelta che mi ha permesso di crescere professionalmente e personalmente, ma soprattutto che mi dà l’opportunità di svolgere il mio lavoro con passione e impegno. Credo nei valori cooperativi che Itaca promuove, condivisione e scambio reciproco che partono dall’attenzione verso l’altro, mutualità e valorizzazione delle persone, del territorio e delle risorse. Credo nella possibilità di costruire un mondo diverso, di creare opportunità e innovazione. Itaca rappresenta quella realtà di pensiero alternativa che può favorire un cambiamento”.
Renato Esposito – Approdato in Itaca già nel 2000 con incarichi di animatore ‘precario’ nelle attività estive, ci prova e riprova fino ad essere assunto definitivamente nel 2006 prima come educatore e poi impiegato nell’ufficio delle risorse umane. Entra nel Consiglio di amministrazione proprio in virtù del percorso che ha svolto dal quale, dice, ha tratto la fondata consapevolezza di aver ricevuto moltissimo, sia in termini personali che professionali, da tutte le persone con cui ha collaborato o semplicemente incontrato lungo questa strada. Fa della disponibilità e incisività le due caratteristiche con cui arrivare ai soci e probabilmente … anche alle due figlie Margherita e Carolina, che assieme alla moglie Chiara portano la percentuale di donne nella vita di Renato simile a quella che vive ogni giorno in Itaca. Che uomo fortunato!
Diventare socia/socio di Itaca, sarà stato un caso e un’opportunità, ma restarci – almeno fino ad oggi – è il frutto di quale consapevolezza?
Elisa – Per me le cose accadano perché c’è un senso nelle occasioni e nelle possibilità che ci si presentano e sta a noi saperle cogliere. Passata da un’esperienza lavorativa intensa (in tutti i sensi) che mi ha fatto crescere nella mia professionalità ma soprattutto come donna, ho cercato un lavoro che rappresentasse bene quello che mi piace fare ma anche il mio modo di vivere e di pensare. La consapevolezza di poter esprimere quello che sono all’interno del ruolo professionale, l’opportunità di crescere cambiando ruoli e la possibilità di rappresentare in modo attivo l’essere Socia di una Cooperativa che da importanza ai valori in cui credo (la mutualità interna, il riconoscimento del valore di essere Donna, l’attenzione alla famiglia e la capacità di offrire non solo professionalità e servizi ma modalità e tecniche di lavoro differenti, di proporre progetti innovativi) è maturata nel tempo ed è quella che mi fa pensare che ho fatto la scelta giusta.
Renato – La consapevolezza più bella è quella di vivere, forse al di là di quanto ci percepiamo noi stessi, con un piede nel futuro, in una realtà giovane e, cosa non così scontata, che è ben lungi dall’esaurire la sua parabola. La consapevolezza, bella e semplice allo stesso tempo, è quella di scoprirsi attuali perché valorizzando le persone non si sbaglia mai.
Se non fossi in Itaca, e se potessi scegliere, che mestiere vorresti fare e per chi?
Elisa – Da piccola volevo fare la parrucchiera, adesso farei l’arredatrice d’interni e lavorerei per me stessa. Rimanendo nel campo del Sociale, lavorerei come educatrice con i bambini piccoli che guardano il mondo con quella ingenuità e curiosità speciale che spesso noi adulti perdiamo. Per ora mi diletto a sistemare i miei capelli, ad arredare la mia casa (in affitto), a dispensare consigli per case di amiche e a crearmi il “mio” asilo nido privato… il mio lavoro in Itaca mi piace soprattutto perché non è solo lavoro. Quando ci si relaziona con gli altri si mette in gioco una parte di noi, si impara, si sbaglia e si cresce ma si vivono intensamente tutte le esperienze che non si possono collocare solo nella sfera professionale ma toccano il lato emotivo personale.
Renato – Se non fossi in Itaca mi piacerebbe… conquistare uno spazio di libertà per me e per il mio pubblico salendo sul palcoscenico a recitare. L’attore è quello che presta voce e corpo a ciò che molti pensano e che quasi nessuno ha il coraggio o la possibilità di dire, e si può permettere il lusso di parlare perché ciò che dice lo proclama sul crinale che corre fra le parole scritte dall’autore ed il giudizio personale e insindacabile del pubblico che lo ascolta. Un lusso che amerei concedermi volentieri…
Come spiegheresti ad una adolescente cos’è la cooperazione?
Elisa – Ragionerei con lei sul termine co-operare, operare insieme per raggiungere uno scopo comune partendo dal rispetto della dignità umana. Sembra banale ma è il fondamento del senso cooperativo: la cooperazione è un modello d’impresa per la costruzione di un’economia più equa, sostenibile e attenta agli interessi collettivi. Racconterei cos’è la cooperazione sociale evidenziando che il fine di accrescere la promozione umana e l’integrazione sociale di tutti i cittadini. Porterei l’esempio di Itaca e racconterei la mia esperienza di socia-lavoratrice donna in questa cooperativa.
Renato – Gli direi che, se vuole capire che cos’è la cooperazione, non ascolti chi tenta di spiegargliela ma chi gli offre di viverla.
A quale innovazione tecnologica non sapresti più rinunciare?
Elisa– Se si intende marchingegni tecnologici penso che, volendo ma non sarebbe facile, sarei in grado di rinunciare all’uso di molte tecnologie. Forse farei fatica a rinunciare al cellulare, anche se fino ai miei 18 anni non sapevo esistesse.
Renato – Non riuscirei a rinunciare… al cruise control della macchina! Mi dà tremendamente fastidio sentire il piede indolenzirsi sull’acceleratore… ok, sono pigro, lo so…
Secondo te la cooperativa migliore (a parte Itaca) è quella che?
Elisa – E’ quella che oltre a garantire il rispetto di norme e contratti, permette ai soci una partecipazione reale alle scelte organizzative, strategiche e gestionali attraverso l’informazione, la condivisione e la possibilità di espressione e di voto. E’ una cooperativa che sa offrire modalità di pensiero e operative innovative, ma che mantengano al centro l’idea di operare insieme partendo dal rispetto e dalla valorizzazione di ognuno.
E’ una cooperativa che pensa al bene comune di tutti, soci e lavoratori, sacrificando anche opportunità “strategiche” a favore del riconoscimento del valore lavorativo e personale di ognuno. E’ la cooperativa dove ogni socia e socio si deve sentire tutelato e a sua volta deve tutelarne e svilupparne il valore.
Renato – E’ quella che se vuole vincere veramente deve anche e soprattutto convincere, quella che fa appello alle doti migliori delle persone che la compongono e le sa intercettare e valorizzare perché ci si possa spendere al suo interno con passione, dedizione e fiducia… è una porta aperta, una possibilità, un “se vuoi” irrevocabile e liberante.
A cura di Orietta Antonini