L’ULTIMO CONGRESSO?

Legacoopsociali: 7-8 novembre 2013

Orietta Antonini, presidente Cooperativa sociale Itaca

Orietta Antonini, presidente Cooperativa sociale Itaca

 

Pordenone

Sono tra coloro che sperano di sì. Spero che tra quattro anni ci sia il congresso dell’Aci –Associazione Cooperative Italiane – Sociale.

Perché i bisogni e le urgenze della cooperazione sociale di Legacoopsociali, Federsolidarietà e Agci Sociale (che rappresentano quasi l’80% della cooperazione sociale nazionale), sono gli stessi. Abbiamo letto e condiviso nel documento politico, l’allarme sulla necessità di richiamare la politica alla sua responsabilità di dare una cornice ad una nuova visione di sviluppo, coerente con le prospettive future.

Perché la ‘promozione umana’, su cui abbiamo declinato i nostri valori e le nostre convinzioni, è una radice solida e comune su cui intendiamo continuare a poggiare il nostro progetto di società e di futuro.

Perché la consistenza qualitativa e quantitativa delle cooperative sociali aderenti all’Aci Sociale ci restituisce la credibilità di cui abbiamo bisogno per poterlo vivere, questo cambiamento, e non subirlo. Lo ha detto lo stesso Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà e portavoce dell’Aci Sociali, che la scampata minaccia (con la Legge di Stabilità) dell’aumento dell’Iva dal 4 al 10% sui servizi socio assistenziali educativi resi da cooperative sociali è un risultato ottenuto anche grazie alla nostra credibilità.

Se un congresso è anche l’occasione per rappresentare pubblicamente il “noi”, dobbiamo superarle le fatiche (che comunque ciascuno di noi compie anche dentro le rispettive associazioni) per mettere insieme storie e culture diverse, organizzazioni ed esigenze eterogenee per dimensioni, attività, per contesto territoriale.

Perché i macro obiettivi che abbiamo condiviso in congresso sono comuni e validi anche per le cooperative sociali delle altre associazioni. Al massimo ne verrebbe fuori qualche dilemma di declinazione in termini di priorità e risorse, nulla di più di quanto si affronti quotidianamente anche dentro Legacoopsociali stessa, soprattutto nelle sue articolazioni territoriali.

Le proposte sostanziali elaborate nel documento politico sono state:

l’investimento sullo sviluppo dei beni comuni, tra cui il welfare;

– la palingenesi di una nuova e più ampia concezione della ‘funzione pubblica’ dove anche, finalmente, la cooperazione sociale non dovrebbe più negoziare costantemente il proprio ruolo tra stato e mercato;

– l’individuazione di un grande progetto di inclusione sociale che abbia al centro la creazione e la tutela del lavoro; una proposta questa che ha una cornice europea ben affermata, mentre nel nostro paese non riesce ad inserirsi in un quadro normativo coerente;

– la riorganizzare dell’assetto dei servizi di welfare finalizzata alla loro migliore appropriatezza, sostenibilità e capacità di promuovere benessere sociale. Una grande ambizione declinata con alcune priorità rivolte all’integrazione sociale e sanitaria, alla promozione della domiciliarità e servizi di territorio, ad una rete nazionale di risposte sostenibili alle esigenze dell’infanzia, ad un diverso approccio al fenomeno dell’immigrazione che pratichi sostanzialmente l’accoglienza (e non la mascheri con la privazione della libertà nella finta prima accoglienza dei Cie), estendendo la necessità di supportare il concetto di inclusione e riabilitazione intervenendo anche sull’emergenza carceri.

Per fare tutto questo, o anche solo una parte, non basta volerlo intensamente. Innovare la rappresentanza, efficientare la rete di scambio di buone pratiche, certo aiuterebbe. Ma se veramente vogliamo assumere l’innovazione sociale come obiettivo, il rivoluzionamento della rappresentanza non è collaterale ma è una delle condizioni per progettare e realizzare una prospettiva sostenibile, le cui azioni si possano collocare anche oltre la crisi e produrre buoni effetti persino tra 10 o 20 anni.

Perciò sì, spero che sia l’ultimo congresso di Legacoopsociali, perché se dobbiamo ‘osare e chiedere di più alla politica’ – come ci ha suggerito il viceministro all’Interno – insieme possiamo farlo meglio.

Orietta Antonini

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