PORDENONELEGGE, I DUBBI ED I MERITI NELL’EDIZIONE DEI RECORD

Pordenone

Il mio festival del libro quest’anno inizia il venerdì ma non per questo ha un gusto diverso rispetto agli anni scorsi. Lo vedo però con altri occhi, anzi con un altro obiettivo, quello fotografico. Infatti, all’ultimo momento sono riuscito ad ottenere l’accredito come reporter fotografico per il giornale Libertà di Parola, l’organo di stampa dell’associazione I Ragazzi della Panchina di Pordenone, con i quali continuo a mantenere una solida collaborazione. Dopo aver vissuto questo appuntamento prima come semplice spettatore, poi insieme ai ragazzi oramai due anni or sono, quando siamo stati attori all’interno dello spettacolo teatrale scritto da Pino Roveredo intitolato “La legge è uguale per tutti?”, quest’anno sono presente in tutt’altre vesti, comunque privilegiate.

Fabio Passador

Primo appuntamento segnato tra le innumerevoli iniziative, la presentazione del libro di Elisa Cozzarini ed Ibrahima Kane Annour “Il deserto negli occhi”, nella cornice meravigliosa del chiostro della Biblioteca civica di piazza XX settembre. Un incontro molto partecipato, in cui la comunità del popolo Tuareg si è mostrata al pubblico dei lettori attraverso il racconto biografico di uno dei suoi portavoce, Ibrahima appunto, che ci ha raccontato la sua vita da rifugiato politico costretto ad abbandonare il deserto a causa della guerra. Nonostante la drammaticità della sua storia personale, Ibrahima intrattiene il numeroso pubblico con aneddoti divertenti, incalzato dall’intelligenza di Elisa, colei che ha sostenuto questo progetto lungo alcuni anni, dimostrando la sua sensibilità verso le storie che provengono dal Sud del mondo.

Incontro altrettanto ricco di spunti è stato quello organizzato sabato pomeriggio da L’Altrametà, la società Cooperativa che nel capoluogo si occupa di commercio equo e solidale. L’ospite è Davide Ciccarese, giovane esperto di agricoltura sostenibile e punto di riferimento in Italia per quanto riguarda gli orti urbani, nonché collaboratore de Il Fatto Quotidiano ed altre riviste del settore. A Milano, sua città natale, ha fondato l’associazione Nostrale, che si occupa appunto di orti sociali in cui persone svantaggiate come i disabili, o socialmente emarginate come i carcerati, hanno un’occasione di riscatto nel lavoro della terra e l’opportunità di vivere alcune ore di socialità, altrimenti negata dalle difficoltà del quotidiano vivere. Un’attenta platea sembra non voler rinunciare ad ascoltare una sola parola di questo giovane autore del libro “I semi della terra”, durante la cui presentazione si presentano alcuni spettatori direttamente interessati a far nascere anche nel nostro capoluogo esperienze come quelle di cui si occupa Davide. Un incontro culminato con un buon brindisi, dedicato ad esperienze importanti come quelle raccontate a L’Altrametà.

A
pochi minuti di distanza, in piazza della Motta, uno degli appuntamenti di spicco è quello con Arturo Perez-Reverte, giornalista e scrittore spagnolo, famoso soprattutto per i suoi reportage di guerra durante i conflitti a Cipro, la guerra delle Isole Malvinas e dai Balcani. Abbandonata la carriera giornalistica per dedicarsi interamente ai romanzi, arriva a Pordenone per presentare il suo giallo “Il tango della vecchia guardia”, intrattenendo il pubblico con alcuni aneddoti legati al suo ultimo lavoro ma soprattutto ironizzando su temi come la politica, facendo continui paragoni tra quella spagnola e quella italiana, dichiarandosi più volte amante del Belpaese.

Dopo una meritata pausa a sorseggiare un buon bicchiere di vino, fuori dal teatro Verdi inizia una lunga fila di persone che arriva fino ad inizio del corso Vittorio Emanuele: tutti in coda per Roberto Saviano. Non era questo l’incontro che avevo scelto di seguire ma sono curioso di assisterci. Lo scrittore campano è accolto puntualmente da una standing ovation ma devo dire che i dubbi che avevo inizialmente sul personaggio, non vengono disattesi. Saviano, insieme all’amico Stefano Piedimonte, si limita a leggere alcuni passaggi del suo ultimo libro “ZeroZeroZero” ed a annunciare delle frasi fatte, quasi a non voler affrontare un tema come quello della malavita, per il quale è diventato paladino nazionale. Una vera e propria delusione e meno male che l’incontro doveva essere ad esclusività di Piedimonte, che, nonostante fosse “schiacciato” dalla popolarità del suo collega, è risultato più pungente e brillante.

La domenica mattina inizia per me con la distribuzione di LdP nei punti nevralgici della manifestazione. Ma il primo appuntamento è nuovamente al chiostro della Biblioteca, dove due autrici locali come Laura Guaianuzzi ed Anna Paola Musetti presentano il libro rivolto ai bambini “Vajont, 50 anni dopo. Quando arriva l’autunno”. Un libro che racconta ai più piccini (ed in platea ce ne sono molti), la tragedia di cui il 9 ottobre ricorrerà il 50° anniversario. Un dovuto omaggio all’immane strage, al di fuori delle celebrazioni ufficiali ma che comunque raggiunge il proprio obiettivo di arrivare alla curiosità ed alla sensibilità dei più piccoli.

Il fantastico clima ancora estivo permette a molta gente di riempire i tavoli esterni di bar e ristoranti, e concedersi un bel pranzo all’aria aperta è un buon modo per riconciliarsi con lo stomaco, dopo due serate di panini mangiati al volo. C’è tutto il tempo per prendersela con comodo e dar tempo alla digestione con una bella passeggiata in centro, per poi ricominciare a suon di risate con i Papu ed i loro ospiti scelti tra il pubblico per leggere alcuni brani tratti da alcuni brani vari e trasformati in simpatiche gag cabarettistiche.

Mentre si concentrano le grandi file d’attesa per i due big della giornata, vale a dire Vandana Shiva e Daniel Pennac, decido per una delle sorprese di questa edizione: il debutto come scrittore del giovane quindicenne di Fanna e figlio d’arte, Enrico Padovan. Studente delle scuole superiori, appassionato del genere fantasy e della musica rock metal, il giovane autore de “Il gioco dei sogni proibiti”. Brava Marinella Chirico, volto noto ai più per la sua conduzione del Tg3 regionale e che per l’occasione si definisce “la zia” presentatrice e, aggiungo io, perfettamente all’altezza della situazione, a differenza di molti altri molto più superficiali e distaccati.

Facendo una piccola passeggiata lungo le rive del Noncello per accompagnare i miei ospiti, ecco che all’arrivo sul ponte di Adamo ed Eva, compare un angolo di Argentina ed il ponte si trasforma in una milonga all’aria aperta ed alcune coppie si alternano in quel meraviglioso avvinghiarsi di corpi che è il tango argentino.

Oramai la stanchezza ha il sopravvento e mi accingo a programmare gli ultimi appuntamenti per quest’edizione da record: 120 mila le presenze totali, migliaia di libri venduti, un azionariato popolare in cui sono intervenute ottocento persone per sostenere il festival del libro di Pordenone, in crisi per i tagli alla cultura e che dal prossimo anno diventerà fondazione. Ci saranno sicuramente ancora alcune cose da rivedere, come alcune importanti coincidenze tra i big e sicuramente la loro effettiva capacità di trasmettere contenuti importanti, al di là di presentare i propri lavori. D’altronde la gente che si mette in fila per il proprio beniamino aspetta soprattutto di tornare a casa con la sensazione di aver ricevuto un messaggio forte e non di aver partecipato a quattro chiacchiere tra amici o ad una noiosa presentazione del libro appena uscito. Il rischio è che il festival di Pordenonelegge si trasformi solamente in una passerella d’autori (e promotori) di letteratura e non in un’occasione in cui poter sviscerare temi d’attualità, o creare qualche idea innovativa che dia la spinta a questo appuntamento per diventare qualcosa di unico e realmente attrattivo per chi non solamente legge ma anche ci scrive ed edita.

La serata di chiusura è dedicata all’incontro con Gianni Riotta e al suo manuale sul web, in cui per l’occasione, forse per il troppo entusiasmo, si lascia scappare qualche inesattezza sull’uso dei social network ma che il pubblico sembra perdonare, non tanta per la sua bravura, quanto per la sua simpatia e voglia di interagire con la platea neanche tanto numerosa.

Fuori dal teatro Verdi la città oramai si svuota, gli angeli dalle magliette gialle, spesso molto giovani, già festeggiano cantando tra i vicoli del centro, dove i bar sono già chiusi. Solo una presenza si fa notare nel mezzo della fredda piazza XX settembre: è Vandana Shiva, con il suo affascinante abito indiano e la forte personalità che emana, quel suo sorriso accogliente ed una gentilezza disarmante. Le chiediamo una foto, lei ci si avvicina e ci accompagna alla luce dei neon, così da garantire una buona resa.

Con Fabio Passador e Sara Rocutto

Con Fabio Passador e Sara Rocutto

E’ il degno finale ad una tre giorni che sicuramente ricorderò a lungo soprattutto per le persone interessanti che ho conosciuto e con le quali ho condiviso diverse esperienze, imparato tante cose nuove. Sulle aspettative iniziali rispetto agli incontri certamente qualche luce importante tra gli autori meno conosciuti o locali, mentre tra i big confido molto in un’edizione 2014 più coraggiosa nei contenuti.

Fabio Passador

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