OLTRE TAFAZZI: CONSIGLI PER NON PERDERE DIRITTI

Orietta_Antonini[1]

Pordenone

Siamo stati recentemente condannati in primo grado in una causa di lavoro relativa ad una lavoratrice che, alla fine, dopo che abbiamo perso un appalto e abbiamo risolto il rapporto di lavoro, non ha accolto la proposta di assunzione da parte della nuova cooperativa aggiudicataria (che non le garantiva la stessa retribuzione) e ci ha portato in Tribunale per illegittimità del licenziamento.

Premetto che, essendoci nella nostra cooperativa più di 1400 rapporti di lavoro, raramente ma succede che vi siano contenziosi, e una lavoratrice o lavoratore che ritiene di essere stato trattato ingiustamente ha tutto il diritto di far valere le proprie ragioni, così come la Cooperativa Itaca da me rappresentata ha il dovere di far valere le sue. Non voglio addentrarmi nel groviglio di una vicenda giudiziaria non ancora conclusa, ma vorrei sottolineare ai soci della Cooperativa due elementi che a me appaiono sconcertanti e preoccupanti.

Il primo elemento è riferito alle argomentazioni utilizzate dalla controparte, efficacemente finora, circa la mancata applicazione della legge sui licenziamenti collettivi e, conseguentemente, la non validità di un accordo regionale collettivo del CCNL Coop Sociali che disciplina i cambi di appalto; non validità anche in relazione al contenuto della materia, non demandabile – dice sempre la controparte – alla contrattazione regionale.

Mi scuso con le socie di Itaca ma anche con i soci, perché è la seconda volta che ricorro a metafore che richiamano il genere in modo ‘politicamente scorretto’ (Tafazzi era un personaggio che si dava bottigliate sugli attributi), ma lo scenario mi pare quello se considero un altro elemento della vicenda, più delicato del primo.

L’avvocato della controparte è l’avvocato di fiducia della Cisl e l’organizzazione in questione, anziché prendere formalmente le distanze da questo suo fiduciario, si è piccata per essere stata chiamata in causa, sebbene indirettamente, e ha puntualizzato, per la forma, che lei non ha alcuna causa con Itaca e – per onore di verità – ha anche ribadito la bontà e validità dell’accordo in questione. Non ci sono state precisazioni da parte della Cisl, né vi è traccia tra gli atti giudiziari circa l’esistenza di un eventuale contenzioso in essere con la ditta subentrante per essersi rifiutata di applicare il medesimo trattamento economico al personale impiegato presso la Casa di Riposo di Aviano; circostanza determinante che ha provocato il rifiuto della lavoratrice a farsi assumere e che è stata addirittura sottolineata dalla controparte con la disponibilità a testimoniare di un funzionario della Cisl stessa.

L’accordo in questione non prevede solo una procedura più snella e veloce della legge sui licenziamenti collettivi ma, soprattutto, prevede che a lavoratrici e lavoratori siano mantenute le stesse condizioni economiche e sia riconosciuta l’anzianità lavorativa (e in questo caso non eravamo noi, che abbiamo perso un servizio, a dover garantire l’applicazione della clausola in questione, ma una cooperativa con sede legale a Bergamo): la sua messa in discussione non può che produrre un’arretratezza sul piano dei diritti dei lavoratori e un’ulteriore deregolamentazione del settore.

E’ da masochisti ricorrere alla demolizione di accordi – forse non perfetti per un togato -, che sono uno strumento di difesa del lavoro, invece di lottare per consolidare una prassi che difende migliaia di posti di lavoro; per me è più grave se a farlo è un avvocato che scrive sul proprio curriculum di essere un legale fiduciario di un’organizzazione sindacale riconosciuta come la Cisl.

Siccome noi siamo ragionevoli, non rinunceremo (neanche questa volta) a trovare, anche nelle organizzazioni sindacali, le alleanze necessarie a salvaguardare quelli che riteniamo i diritti dei lavoratori e che diventano anche i diritti delle persone di cui ci prendiamo cura.

La Presidente

Orietta Antonini

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